Il giornale simbolo della lotta contro Putin è rinato a Riga

Intervista al direttore di Novaya Gazeta Europe, Kirill Martynov

La prima vittima della guerra, diceva Eschilo, è la verità. Anche perché in guerra le testate libere e indipendenti vengono di solito costrette a chiudere. Un destino che alcuni mesi fa è toccato anche alla Novaya Gazeta, il più importante organo di informazione indipendente russo, il quotidiano di due premi Nobel per la pace: Dmitrij Muratov che lo dirigeva e Mikhail Gorbaciov che l’aveva finanziato fin dagli albori, nel 1993. Novaya Gazeta era stato il giornale di Anna Politkovskaja, che fu uccisa in un agguato a Mosca nel 2006, e di altri sei giornalisti assassinati negli anni seguenti per aver detto la verità. Un mese dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina il Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni russa, ha messo a tacere l’ultima voce libera del Paese e poi un tribunale di Mosca gli ha revocato la licenza di stampa. Ma nel frattempo il giornale simbolo della lotta contro Putin era già rinato a Riga, in Lettonia, dove si sono rifugiati centinaia di giornalisti russi invisi al regime. Continua a leggere “Il giornale simbolo della lotta contro Putin è rinato a Riga”

Hemon: “Dal dolore all’arte: i talenti di Sarajevo”

Avvenire, 4 settembre 2022

“Non ho nostalgia del passato perché il presente mi tiene troppo occupato. Ma la nostalgia mi interessa molto come forma di narrazione. La considero innanzitutto una forma di utopia retroattiva, un metodo psicologico con il quale molte persone affrontano i traumi costruendosi un passato ideale, del tutto privo di dolore e sofferenza”. Aleksandar Hemon è lo scrittore che ha vissuto due vite. La prima si è conclusa nel 1992, quando all’età di 28 anni lasciò la sua città natale, Sarajevo, per andare a studiare a Chicago. Di lì a poco iniziò l’assedio e per anni gli fu impossibile tornare nella sua città assediata. I suoi antenati erano arrivati in Bosnia dalla Galizia – l’attuale Ucraina occidentale – prima della Grande guerra, quando entrambi quei luoghi facevano parte dell’impero austro-ungarico. Giunto negli Stati Uniti Hemon ha saputo tematizzare la complessità del suo background etnico attraverso una personalissima lingua letteraria, trasformando le sue radici e la sua condizione di perenne straniero in un’inesauribile fonte d’ispirazione. Continua a leggere “Hemon: “Dal dolore all’arte: i talenti di Sarajevo””

Centinaia di desaparecidos in Ucraina

Avvenire, 20 luglio 2022

Da settimane si sono perse completamente le tracce di Viktoria Andrusha, un’insegnante 25enne del villaggio di Stary Bykiv, nella regione di Chernihiv. Le ultime notizie su di lei risalgono alla fine di maggio, quando i suoi familiari hanno saputo da fonti non ufficiali che la giovane si trovava in un centro di detenzione russo. Poi più niente. Sua madre ha raccontato che i soldati venuti a perquisire la loro abitazione le hanno chiesto di parlare russo. Lei si è rifiutata e allora l’hanno portata via con la forza. Human Rights Watch ha lanciato una campagna per la sua liberazione chiedendo a Mosca di rilasciare tutti i civili detenuti arbitrariamente. Andrusha è una delle tante persone svanite nel nulla da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina. Continua a leggere “Centinaia di desaparecidos in Ucraina”

Makov: “la mia arte nasce dal cuore di Kharkiv”

Avvenire, 30 giugno 2022

“Credo che l’arte possa aiutarci a superare il dramma della guerra. Le nuove opere alle quali sto lavorando sono ispirate al martirio dell’Ucraina ma non intendono drammatizzare la realtà, né spaventare il pubblico”. Pavlo Makov ha trovato rifugio da alcune settimane nel nostro Paese. Qui si sente come a casa anche perché padroneggia molto bene la lingua italiana. Da quando è stato costretto a lasciare Kharkiv, l’artista che rappresenta l’Ucraina alla 59esima edizione della Biennale internazionale di arte contemporanea ha scelto di trasferirsi a Firenze, dov’è stato accolto da alcune delle più prestigiose istituzioni culturali cittadine. “Dopo aver terminato l’allestimento del padiglione ucraino all’Arsenale di Venezia mi sono messo al lavoro su altre opere in vista di una mostra che terrò proprio qui a Firenze in autunno, che sarà ovviamente dedicata al mio Paese”.
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Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin

Avvenire, 22 maggio 2022
da Visegrád (Bosnia Erzegovina)

I muri di Visegrád annunciano tempesta. L’ennesima provocazione è apparsa qualche settimana fa, all’ingresso della cittadina bosniaca vicina al confine con la Serbia che ha la triste reputazione di essere al secondo posto, dopo Srebrenica, per la massiccia opera di pulizia etnica compiuta esattamente trent’anni fa. Una grande “Z” bianca dipinta sul muro di una delle strade principali plaude all’attacco russo in Ucraina, accanto ai simboli barrati della Nato e dell’UE. Dalla parte opposta del fiume spiccano invece i murales dell’esercito serbo-bosniaco che nei primi anni ‘90 massacrò la popolazione civile a maggioranza musulmana. Ovunque sventolano bandiere serbe, dei colori della Bosnia neanche l’ombra. Per le strade della città si ha l’impressione che la retorica nazionalista di Milorad Dodik, leader indiscusso della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, sia ampiamente condivisa. Continua a leggere “Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin”

“Troppi intellettuali russi hanno chiuso gli occhi sul regime”

Intervista a Sergej Lebedev
Avvenire, 19 aprile 2022

“Un solco profondo divide gli ucraini dai russi. Oggi in Ucraina vediamo il coraggio, la responsabilità, la solidarietà. In Russia soltanto la negazione della realtà, l’impotenza o la lealtà verso i criminali. L’idea di vicinanza, o fratellanza delle Nazioni, come si chiamava ai tempo dell’Unione Sovietica, è stata usata dai russi come strumento di dominio. Adesso parlare di vicinanza è persino irrispettoso nei confronti delle sofferenze degli ucraini”. Lo scrittore moscovita Sergej Lebedev, 41 anni, una delle voci più autorevoli della letteratura russa contemporanea, pronuncia un duro atto d’accusa nei confronti del suo Paese e non lesina critiche neanche nei confronti degli intellettuali russi, spiegando che “negli ultimi vent’anni hanno chiuso gli occhi di fronte al regime”. Continua a leggere ““Troppi intellettuali russi hanno chiuso gli occhi sul regime””

Il viaggio più assurdo? A Mariupol con Tripadvisor

di Niccolò Rinaldi

È già viaggio ma è ancora prima della partenza: quel mettersi a navigare sul computer per progettare tappe e programmi di visite. Una volta decisa la destinazione, sui siti dedicati si scelgono gli alberghi e i luoghi da non perdere, ci si fa un’idea leggendo recensioni di chi ci ha preceduto, si prende qualche appunto e si comincia a farsi un’idea di dove stiamo per andare. Un anticipo del viaggio che ne è preparazione, ma oggi anche un surrogato non per guardare a ciò che ci attende una volta arrivati, ma per guardare all’indietro, là dove non andremo, là dove una città nel frattempo devastata è rimasta cristallizzata su internet.
Accade per Mariupol, come per tante altre città dell’Ucraina. I fusi orari della storia non sono sincronizzati, e Tripadvisor persiste nell’illustrare le attrazioni, con i “24 luoghi in ordine di preferenza dei viaggiatori”: si comincia con la Moschea del Sultano Solimano, con un voto da 5/5, e commenti del genere: “Bell’edificio e altrettanto bel giardino, luogo ideale da fotografare”. Continua a leggere “Il viaggio più assurdo? A Mariupol con Tripadvisor”

La guerra in Ucraina rischia di riaccendere il caos nei Balcani?

Avvenire, 13 marzo 2022

L’attacco russo all’Ucraina rischia di far scoppiare nuovamente il caos nei Balcani occidentali, innescando nuove tensioni in Serbia, in Kosovo e in Bosnia. A preoccupare i servizi di intelligence europei e statunitensi è soprattutto la Serbia, che ha storici legami culturali ed economici con la Russia, dalla quale dipende totalmente per il proprio approvvigionamento energetico. Ma soprattutto, Belgrado vede in Mosca un alleato politico capace di impedire che il Kosovo diventi membro dell’Onu avvalendosi del suo potere di veto in seno al Consiglio di sicurezza. E proprio in sede Onu non è passata inosservata la reazione del presidente serbo Aleksandar Vucic di fronte alla crisi ucraina. Continua a leggere “La guerra in Ucraina rischia di riaccendere il caos nei Balcani?”

L’inferno ucraino di Zhadan

Avvenire, 22 gennaio 2021

Gli echi dell’ultima guerra europea ci sono arrivati da lontano, quasi impercettibili. Abbiamo smesso di ascoltarli troppo presto, anche prima che scoppiasse la pandemia, fino quasi a dimenticarci che nella remota periferia orientale del Vecchio continente prosegue ancora oggi un conflitto scoppiato nella primavera del 2014. Solo l’arma potente della letteratura poteva riportarcelo alla memoria fino a farcene percepire i suoni, gli odori e le sensazioni ma rifuggendo al tempo stesso ogni retorica. Ci è riuscito alla perfezione Serhij Zhadan, considerato il più importante scrittore ucraino contemporaneo, con un poderoso affresco sugli orrori e le assurdità di una guerra che “non ha niente di eroico, di ideologico o di predeterminato”. Continua a leggere “L’inferno ucraino di Zhadan”