Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin

Avvenire, 22 maggio 2022
da Visegrád (Bosnia Erzegovina)

I muri di Visegrád annunciano tempesta. L’ennesima provocazione è apparsa qualche settimana fa, all’ingresso della cittadina bosniaca vicina al confine con la Serbia che ha la triste reputazione di essere al secondo posto, dopo Srebrenica, per la massiccia opera di pulizia etnica compiuta esattamente trent’anni fa. Una grande “Z” bianca dipinta sul muro di una delle strade principali plaude all’attacco russo in Ucraina, accanto ai simboli barrati della Nato e dell’UE. Dalla parte opposta del fiume spiccano invece i murales dell’esercito serbo-bosniaco che nei primi anni ‘90 massacrò la popolazione civile a maggioranza musulmana. Ovunque sventolano bandiere serbe, dei colori della Bosnia neanche l’ombra. Per le strade della città si ha l’impressione che la retorica nazionalista di Milorad Dodik, leader indiscusso della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, sia ampiamente condivisa. Continua a leggere “Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin”

Sarajevo rischia di riaprire le ferite. Il separatista serbo Dodik alza il tiro

Avvenire, 28 novembre 2021

A Sarajevo hanno cominciato a chiamarla la sindrome del “giorno della marmotta”, in cui tutto si ripresenta esattamente come prima: si organizzano negoziati, si firmano accordi, si tengono elezioni e si creano nuove istituzioni ma poi tutto viene rimesso in discussione. Stavolta però l’allarme lanciato alcune settimane fa dall’Alto Rappresentante per la Bosnia-Erzegovina, Christian Schmidt, ha risvegliato fantasmi che si credevano ormai consegnati alla storia. Continua a leggere “Sarajevo rischia di riaprire le ferite. Il separatista serbo Dodik alza il tiro”

Srebrenica avrà un sindaco serbo

Avvenire, 6.10.2016

Nella foto: Mladen Grujicic
Nella foto: Mladen Grujicic

A meno di clamorosi colpi di scena, la città martire di Srebrenica avrà un sindaco serbo per la prima volta dal genocidio del 1995. Alle elezioni amministrative di domenica scorsa il 34enne Mladen Grujicic, candidato dell’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti (Snsd) guidata dal leader serbo-bosniaco Milorad Dodik, ha ottenuto circa il 70% battendo il sindaco uscente, il musulmano Camil Durakovic, che ha però chiesto il riconteggio dei voti. La commissione elettorale centrale ha stabilito che in alcuni seggi lo spoglio deve essere ripetuto, ma per avere un risultato definitivo si dovrà aspettare anche lo scrutinio dei voti a distanza che potrebbero ribaltare l’esito delle urne. La giornata elettorale si è svolta in un clima di tensione alla presenza di ingenti forze di polizia che hanno presidiato la cittadina per evitare scontri tra le opposte fazioni. Le Madri di Srebrenica contestano l’elezione del candidato serbo accusandolo di negazionismo. Grujicic, da parte sua, ha garantito che le commemorazioni dell’anniversario del genocidio continueranno a essere organizzate, e anche il presidente serbo Tomislav Nikolic ha affermato da Belgrado che l’elezione di Grujicic “non significherebbe l’oblio dei crimini commessi dai serbi a Srebrenica”. Le elezioni hanno visto la vittoria dei nazionalisti in tutto il paese: il Snsd di Dodik si è confermato primo partito nella Repubblica Srpska, il partito di azione democratica (Sda) di Bakir Izetbegovic ha prevalso invece nella Federazione croato-musulmana. Il municipio del centro di Sarajevo avrà per la prima volta una giunta guidata dai democratici musulmani, mentre nella cittadina nordoccidentale di Velika Kladusa è stato eletto sindaco Fikret Abdic, già condannato a 20 anni di carcere per crimini di guerra. La coalizione di Ong “Pod Ludom” ha denunciato numerose irregolarità e tentativi di corruzione dei commissari elettorali, definendolo “il voto più violento degli ultimi dieci anni”. L’incidente più grave si è verificato a Stolac, dove le procedure di votazione sono state sospese in seguito all’aggressione del presidente della Commissione elettorale locale da parte del candidato sindaco dell’Sda, Salmir Kaplan.
RM