Il giornale simbolo della lotta contro Putin è rinato a Riga

Intervista al direttore di Novaya Gazeta Europe, Kirill Martynov

La prima vittima della guerra, diceva Eschilo, è la verità. Anche perché in guerra le testate libere e indipendenti vengono di solito costrette a chiudere. Un destino che alcuni mesi fa è toccato anche alla Novaya Gazeta, il più importante organo di informazione indipendente russo, il quotidiano di due premi Nobel per la pace: Dmitrij Muratov che lo dirigeva e Mikhail Gorbaciov che l’aveva finanziato fin dagli albori, nel 1993. Novaya Gazeta era stato il giornale di Anna Politkovskaja, che fu uccisa in un agguato a Mosca nel 2006, e di altri sei giornalisti assassinati negli anni seguenti per aver detto la verità. Un mese dopo l’inizio dell’invasione dell’Ucraina il Roskomnadzor, l’agenzia statale delle comunicazioni russa, ha messo a tacere l’ultima voce libera del Paese e poi un tribunale di Mosca gli ha revocato la licenza di stampa. Ma nel frattempo il giornale simbolo della lotta contro Putin era già rinato a Riga, in Lettonia, dove si sono rifugiati centinaia di giornalisti russi invisi al regime. Continua a leggere “Il giornale simbolo della lotta contro Putin è rinato a Riga”

Usa-Urss, attrazione e illusione

Avvenire, 12 novembre 2022

Nel 1931 George Bernard Shaw visitò l’Unione Sovietica su invito di Stalin. Il grande drammaturgo irlandese, che non aveva mai fatto mistero delle sue simpatie nei confronti del regime di Mosca, tornò da quel viaggio entusiasta e incitò i giovani occidentali a trasferirsi in Russia, dove avrebbero trovato – disse proprio così – “un futuro radioso”. Ai tempi della Grande depressione non pochi gli avrebbero dato ascolto, abbadonando gli Stati Uniti per inseguire ciecamente l’utopia socialista sovietica. È quello che fa anche Florence Fein, la giovane protagonista di I patrioti (traduzione di Velia Februari, Fazi editore, pagg. 790, euro 20), il poderoso romanzo d’esordio della scrittrice statunitense di origini ucraine Sana Krasikov che racconta le vicende di tre generazioni in bilico fra due continenti, intrappolate tra le forze della storia e le conseguenze delle proprie scelte. Continua a leggere “Usa-Urss, attrazione e illusione”

Centinaia di desaparecidos in Ucraina

Avvenire, 20 luglio 2022

Da settimane si sono perse completamente le tracce di Viktoria Andrusha, un’insegnante 25enne del villaggio di Stary Bykiv, nella regione di Chernihiv. Le ultime notizie su di lei risalgono alla fine di maggio, quando i suoi familiari hanno saputo da fonti non ufficiali che la giovane si trovava in un centro di detenzione russo. Poi più niente. Sua madre ha raccontato che i soldati venuti a perquisire la loro abitazione le hanno chiesto di parlare russo. Lei si è rifiutata e allora l’hanno portata via con la forza. Human Rights Watch ha lanciato una campagna per la sua liberazione chiedendo a Mosca di rilasciare tutti i civili detenuti arbitrariamente. Andrusha è una delle tante persone svanite nel nulla da quando è iniziata l’invasione dell’Ucraina. Continua a leggere “Centinaia di desaparecidos in Ucraina”

Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin

Avvenire, 22 maggio 2022
da Visegrád (Bosnia Erzegovina)

I muri di Visegrád annunciano tempesta. L’ennesima provocazione è apparsa qualche settimana fa, all’ingresso della cittadina bosniaca vicina al confine con la Serbia che ha la triste reputazione di essere al secondo posto, dopo Srebrenica, per la massiccia opera di pulizia etnica compiuta esattamente trent’anni fa. Una grande “Z” bianca dipinta sul muro di una delle strade principali plaude all’attacco russo in Ucraina, accanto ai simboli barrati della Nato e dell’UE. Dalla parte opposta del fiume spiccano invece i murales dell’esercito serbo-bosniaco che nei primi anni ‘90 massacrò la popolazione civile a maggioranza musulmana. Ovunque sventolano bandiere serbe, dei colori della Bosnia neanche l’ombra. Per le strade della città si ha l’impressione che la retorica nazionalista di Milorad Dodik, leader indiscusso della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, sia ampiamente condivisa. Continua a leggere “Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin”

Sabotaggi, diserzioni, proteste. Il malessere dei soldati russi

Avvenire, 11 maggio 2022

L’ultimo episodio verificato risale al 3 maggio scorso quando, in piena notte, un uomo a volto coperto ha lanciato bottiglie molotov contro il centro di reclutamento dell’esercito della città di Nizhnevartovsk, in Siberia. Qualche giorno prima era accaduto lo stesso anche al commissariato militare di Zubova Polyana, a circa 400 chilometri a sud di Mosca. Il rogo ha distrutto i computer dell’archivio e ha cancellato i database con l’elenco dei coscritti, costringendo le autorità a interrompere gli arruolamenti in diversi distretti della Federazione. Continua a leggere “Sabotaggi, diserzioni, proteste. Il malessere dei soldati russi”

“Troppi intellettuali russi hanno chiuso gli occhi sul regime”

Intervista a Sergej Lebedev
Avvenire, 19 aprile 2022

“Un solco profondo divide gli ucraini dai russi. Oggi in Ucraina vediamo il coraggio, la responsabilità, la solidarietà. In Russia soltanto la negazione della realtà, l’impotenza o la lealtà verso i criminali. L’idea di vicinanza, o fratellanza delle Nazioni, come si chiamava ai tempo dell’Unione Sovietica, è stata usata dai russi come strumento di dominio. Adesso parlare di vicinanza è persino irrispettoso nei confronti delle sofferenze degli ucraini”. Lo scrittore moscovita Sergej Lebedev, 41 anni, una delle voci più autorevoli della letteratura russa contemporanea, pronuncia un duro atto d’accusa nei confronti del suo Paese e non lesina critiche neanche nei confronti degli intellettuali russi, spiegando che “negli ultimi vent’anni hanno chiuso gli occhi di fronte al regime”. Continua a leggere ““Troppi intellettuali russi hanno chiuso gli occhi sul regime””

La marea dei pacifisti italiani a Leopoli

Avvenire, 3 aprile 2022

(Da Leopoli)
La lunghissima giornata dei duecentocinquanta pacifisti italiani in Ucraina inizia prima dell’alba, dopo una notte quasi insonne trascorsa nei pressi della cittadina polacca di Przemysl. Alle quattro del mattino un serpentone infinito, composto da decine di furgoni, minivan, auto, persino un pullman si incammina nel buio della campagna polacca per raggiungere il confine di Korczowa-Krakovets, incolonnandosi per affrontare controlli doganali sfiancanti. C’è chi dorme nei veicoli avvolto nella bandiera della pace, altri invece sono rimasti svegli tutta la notte per l’adrenalina. Poi si entra finalmente nel Paese in guerra, in direzione ostinata e contraria rispetto a quello che raccontano le cronache di queste settimane. Continua a leggere “La marea dei pacifisti italiani a Leopoli”

Il viaggio più assurdo? A Mariupol con Tripadvisor

di Niccolò Rinaldi

È già viaggio ma è ancora prima della partenza: quel mettersi a navigare sul computer per progettare tappe e programmi di visite. Una volta decisa la destinazione, sui siti dedicati si scelgono gli alberghi e i luoghi da non perdere, ci si fa un’idea leggendo recensioni di chi ci ha preceduto, si prende qualche appunto e si comincia a farsi un’idea di dove stiamo per andare. Un anticipo del viaggio che ne è preparazione, ma oggi anche un surrogato non per guardare a ciò che ci attende una volta arrivati, ma per guardare all’indietro, là dove non andremo, là dove una città nel frattempo devastata è rimasta cristallizzata su internet.
Accade per Mariupol, come per tante altre città dell’Ucraina. I fusi orari della storia non sono sincronizzati, e Tripadvisor persiste nell’illustrare le attrazioni, con i “24 luoghi in ordine di preferenza dei viaggiatori”: si comincia con la Moschea del Sultano Solimano, con un voto da 5/5, e commenti del genere: “Bell’edificio e altrettanto bel giardino, luogo ideale da fotografare”. Continua a leggere “Il viaggio più assurdo? A Mariupol con Tripadvisor”

Vasilij Grossman ritorna a Stalingrado

Avvenire, 27 agosto 2019

Solo la morte di Stalin, nel 1953, salvò Vasilij Grossman dall’arresto e dalla deportazione. Lo scrittore russo era stato uno dei più grandi cronisti della Seconda guerra mondiale, aveva assistito all’assedio di Stalingrado e alla controffensiva sovietica che ribaltò le sorti del conflitto. Ma alla fine degli anni ‘40 era ormai annoverato a tutti gli effetti tra i dissidenti. La sua fama di eroe di guerra era riuscita a salvargli la vita ma non a evitargli di cadere in disgrazia. Secondo i censori sovietici il suo capolavoro Vita e destino era un testo assai più pericoloso del Dottor Živago di Boris Pasternak, che pure era già diventato un best seller negli Stati Uniti e in Europa. L’austero Mikhail Suslov, responsabile dei mezzi informativi del Pcus, gli disse che sarebbero dovuti passare almeno trecento anni per vedere pubblicato il suo libro. “Non importa ciò che è vero o ciò che è falso – gli spiegò – uno scrittore sovietico deve scrivere solo ciò che è necessario per la società”. Il racconto dell’incontro tra Suslov e Grossman è uno dei passaggi centrali della biografia del grande scrittore russo firmata dalla giornalista Alexandra Popoff, Vasily Grossman and the Soviet Century. Era il 1960 e di lì a poco gli agenti del Kgb avrebbero fatto irruzione dell’abitazione di Grossman per confiscargli il manoscritto, gli appunti, le bozze e persino la macchina da scrivere. Il regime decise di non incarcerarlo: si limitò a condannarlo all’oblio, e a non veder mai pubblicato quello che oggi è ritenuto uno dei capolavori della letteratura del XX secolo. Grossman finì i suoi giorni nella povertà e nella solitudine, morendo di cancro nel 1964. Ma fortunatamente una copia del manoscritto di Vita e destino fu recuperata, microfilmata e fatta uscire illegalmente dai confini sovietici con l’intercessione del fisico dissidente Andrej Sacharov. L’opera venne pubblicata per la prima volta da una casa editrice svizzera nel 1980 e l’edizione inglese fece finalmente conoscere al grande pubblico quel grandioso affresco storico dell’era staliniana, che venne definito il “Guerra e pace del XX secolo”. Continua a leggere “Vasilij Grossman ritorna a Stalingrado”