Sofia e Daniel, Aisha e Tarteel: la “meglio gioventù” di Israele ha i modi gentili e l’eloquio assertivo di questi quattro ventenni che lavorano insieme per la pace in un gruppo israelo-palestinese e sostengono di credere fermamente nel dialogo e nella nonviolenza. In questi giorni sono arrivati in Italia portando una ventata di speranza sul futuro del Medio Oriente, usando parole che oggi sembrano sempre più desuete: obiezione di coscienza, nonviolenza, educazione alla pace, tolleranza, solidarietà. Concetti che loro stessi hanno messo in pratica pagando di persona il prezzo di scelte coraggiose e controcorrente. Continua a leggere “La “meglio gioventù” di Israele”
Derry, quando la pace è possibile
Avvenire (Gutenberg), 25 ottobre 2024
da Derry (Irlanda del Nord)
Dopo quattro secoli di divisioni, di guerre e di eccidi la città dai due nomi ha trovato finalmente un’identità condivisa basata sulla convivenza pacifica. Alla fine dell’anno scorso le Nazioni Unite hanno dichiarato ufficialmente Derry città internazionale della pace “per i suoi progressi nella promozione del dialogo e nel superamento delle differenze”, suggellando la conclusione di una storia dolorosa che risale ai primi del XVII secolo, quando divenne strategica durante le guerre dell’età Elisabettiana. Ceduta alle imprese commerciali londinesi e ribattezzata Londonderry con un editto reale del 1613, la città si trovò al centro della contesa tra il re cattolico Giacomo II e il protestante Guglielmo III d’Orange per la Corona britannica alla fine del secolo. Fino al lungo assedio del 1689, che si concluse con la cruciale sconfitta delle truppe giacobite e la riaffermazione del potere protestante su tutta l’isola. Da allora la discriminazione anticattolica sarebbe arrivata fino ai giorni nostri esplodendo intorno al 1969, quando proprio le rivolte urbane di Derry fecero da detonatore al moderno conflitto in Irlanda del Nord.
Continua a leggere “Derry, quando la pace è possibile”E poi un giorno Sarajevo sarà di nuovo sotto assedio
il venerdì di Repubblica, 4 ottobre 2024
da Sarajevo (Bosnia Erzegovina)
Forse non è neanche corretto chiamarla distopia: in Bosnia le avvisaglie di un futuro a tinte fosche ci sono già tutte. “Nessuno a Sarajevo vorrebbe rivivere gli anni dell’assedio ma purtroppo oggi esiste davvero il pericolo di un nuovo conflitto nei Balcani perché Mosca continua a soffiare sul fuoco delle divisioni in Bosnia, in Kosovo e in Serbia”. Con il suo nuovo romanzo CVII, lo scrittore bosniaco Damir Ovčina ha lanciato un monito immaginando una nuova guerra nei Balcani, uno scenario da incubo in cui la Russia riesce a destabilizzare un territorio che non è mai stato pacificato del tutto con gli accordi di Dayton del 1995. Il suo libro ha risvegliato i fantasmi di Sarajevo riportando indietro le lancette della storia ai primi anni ‘90. Continua a leggere “E poi un giorno Sarajevo sarà di nuovo sotto assedio”
Tra i serbi di Bosnia, dove soffia il vento della secessione
Avvenire, 1 settembre 2024
da Banja Luka e Srebrenica (Bosnia Erzegovina)
Sessantadue pilastri quadrati di cemento si innalzano già verso il cielo, di fronte alla grande cattedrale ortodossa di Cristo Salvatore. Il nuovo monumento ai soldati caduti di quella che viene definita “guerra di difesa patriottica” sarà ultimato in tempo per il trentennale della pace di Dayton, che cade l’anno prossimo. Nella capitale serba della Bosnia Erzegovina si continua a negare ogni responsabilità ribadendo una lettura revisionista della storia recente in spregio alle sentenze della giustizia internazionale e a chi, in quella stessa guerra, rimase vittima di una feroce pulizia etnica. “I partiti nazionalisti al potere si sono appropriati del passato e fanno di tutto per alimentare le divisioni tra la gente. Anche mio padre era un soldato che morì in guerra nel 1994 ma quel monumento non mi rappresenta affatto”, ci spiega Dajana Umicevic, attivista serba 32enne della scuola di pace di Banja Luka. Continua a leggere “Tra i serbi di Bosnia, dove soffia il vento della secessione”
Casement, eroe romantico d’Irlanda
Avvenire, 13 agosto 2024
da Murlough Bay, Irlanda del Nord
È trascorso poco più di un secolo da quando Sir Roger Casement, il ribelle irlandese amato da alcuni dei più grandi scrittori del ‘900, chiese di essere sepolto qua. Da allora le acque dell’oceano non hanno mai smesso di infrangersi sulla baia di Murlough, di fronte a uno dei luoghi più selvaggi e poetici di tutta l’Irlanda. In uno scorcio maestoso della contea di Antrim, a picco sul mare, circondato da rocce calcaree millenarie e da dolci pendii, raggiungibile solo attraverso una strada costiera ripida e tortuosa circondata da sfumature di verde, sotto schiere di alberi che nascondono ruscelli, cascate e scogliere. Quando si raggiunge il fondo della baia mancano le parole per descrivere lo spettacolo della natura: le colline, protette dall’entroterra dalle pareti rocciose, sono in parte ricoperte da una vegetazione sontuosa e da vecchi alberi nodosi che fiancheggiano il sentiero. Continua a leggere “Casement, eroe romantico d’Irlanda”
Quanto valgono le vite dei palestinesi
Soulayma Mardam Bey (da Internazionale)
Andrey Kozlov, Shlomi Ziv e Noa Argamani. Tre di loro hanno intorno ai vent’anni, uno è sulla quarantina. Sono stati tutti catturati al festival di musica elettronica Nova durante il sanguinoso attacco condotto il 7 ottobre da Hamas e da altri gruppi armati palestinesi in Israele. Sono stati liberati l’8 giugno durante un’operazione israeliana nel campo di Nuseirat, che si trova nel centro della Striscia di Gaza. Continua a leggere “Quanto valgono le vite dei palestinesi”
Un venerdì nero e senza giustizia
Il Venerdì di Repubblica, 17 maggio 2024
Cinquant’anni di silenzi e omertà hanno ostacolato la giustizia sul “Venerdì nero” di Dublino e Monaghan, la più grave strage di civili del conflitto anglo-irlandese. Il 17 maggio 1974, all’ora di punta del pomeriggio, tre autobombe esplosero quasi contemporaneamente nel centro della capitale uccidendo ventisei persone e ferendone centinaia. Fra le vittime ci fu anche un immigrato italiano, il 37enne Antonio Magliocco. Continua a leggere “Un venerdì nero e senza giustizia”
Quanto ci manca Tiziano Terzani
Quanto ci manchi, Tiziano. Nel 2001 avevi già intuito che la cosiddetta “guerra al terrorismo” scoppiata dopo l’attacco alle Torri gemelle avrebbe avviato lo smantellamento dei pilastri del diritto internazionale, l’attacco definitivo a un’idea di mondo che si era formata dopo la Seconda guerra mondiale. Quel 11 settembre fu l’ultimo spartiacque della tua vita. Di fronte agli attacchi a New York e Washington scegliesti di impegnarti con tutte le sue forze per far capire all’Occidente che la strada giusta non era quella della vendetta ma quella del dialogo. Continua a leggere “Quanto ci manca Tiziano Terzani”
Il mio Nord Irlanda, salvato dal partito delle donne
Intervista a Monica McWilliams (Avvenire, 13 aprile 2024)
Monica McWilliams, cattolica di Belfast, è stata una pioniera. Negli anni ‘90, quando la politica in Irlanda del Nord era ancora considerata un affare soltanto per gli uomini, fu l’unica donna ammessa ai negoziati che sarebbero culminati nello storico accordo di pace del 1998. Il suo era un impegno che veniva da lontano: da oltre vent’anni affiancava al lavoro di ricercatrice universitaria sulle discriminazioni di genere un’intensa attività di volontariato con le donne nelle aree più povere della Provincia britannica. Nell’aprile del 1996, insieme alla protestante Pearl Sagar, fondò la Northern Ireland Women’s Coalition (NIWC), un partito politico che si proponeva di superare le tradizionali divisioni confessionali della società nordirlandese mettendo al centro i diritti civili, l’inclusione e l’uguaglianza. Continua a leggere “Il mio Nord Irlanda, salvato dal partito delle donne”