Il dramma delle donne di Auschwitz

Avvenire, 17 gennaio 2025


Il veleno di Auschwitz era a rilascio lento, e una volta inoculato era capace di uccidere le sue vittime anche molto tempo dopo. Tra i sopravvissuti c’è chi si è tolto la vita o ha perso la ragione. Ma anche chi trovò la forza per ricominciare a vivere fu a volte tradito dal proprio fisico distrutto. Per molte donne deportate nei campi di concentramento il prezzo della sopravvivenza fu la sterilizzazione. Oltre alle indicibili violenze, alle privazioni e alle umiliazioni molte di esse furono costrette a subire mostruosi esperimenti medici che avrebbero segnato i loro corpi per sempre. Continua a leggere “Il dramma delle donne di Auschwitz”

Leonard Peltier libero dopo 49 anni

Gianni Sartori


Questione di pochi minuti e Leonard sarebbe rimasto a crepare in carcere. Poco prima dell’investitura di Donald Trump, Joe Biden ha compiuto una scelta se non esemplare per lo meno dignitosa. Commutando la pena all’ergastolo per l’ottantenne ex dirigente dell’AIM (American Indian Movement) e consentendogli gli arresti domiciliari.
Afflitto da seri problemi di salute, per quanto non graziato, dopo 49 anni di carcere almeno potrà trascorrere il tempo che gli resta fuori dalle mura del carcere. Continua a leggere “Leonard Peltier libero dopo 49 anni”

Hemon: “Trump è stato eletto per punire gli immigrati come me”

Avvenire (inserto Gutenberg), 10 gennaio 2025


“Essere sfollati cambia il modo in cui si concepisce la memoria di noi stessi, la lingua, la casa, la nostra visione del mondo. È un cambiamento irreversibile che non coincide, però, con la perdita dell’identità”. Aleksandar Hemon ha mescolato spesso il suo vissuto ai suoi romanzi: nato a Sarajevo in una famiglia di origini ucraine, quando nel 1992 scoppiò la guerra in Bosnia si trovava negli Stati Uniti per motivi di studio e divenne immediatamente uno sfollato. Si stabilì a Chicago e cominciò a fare fortuna nel mondo della letteratura. Continua a leggere “Hemon: “Trump è stato eletto per punire gli immigrati come me””

Per capire il dramma di Gaza


“L’ultima fase del colonialismo sionista”: è questo il titolo del dossier dell’ultimo numero di La causa dei popoli, una rivista che da anni si occupa dei problemi delle minoranze, dei popoli indigeni e delle nazioni senza stato con rigore scientifico e grande attenzione all’attualità. Questo numero offre un importante contributo alla comprensione e all’approfondimento di una questione, quale quella israelo-palestinese, che è tornata drammaticamente alla ribalta dopo il 7 ottobre 2023 ma viene oggi più che mai travisata, censurata se non addirittura silenziata dai principali organi di stampa. Si tratta di un dossier – come spiega il direttore della rivista, Alessandro Michelucci – senz’altro schierato ma non manicheo, che rivendica per questo il diritto di parlare di una vicenda spesso messa a tacere con la comoda accusa dell’antisemitismo. Continua a leggere “Per capire il dramma di Gaza”

Il Belgio riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità in epoca coloniale


Ci sono voluti più di settant’anni, ma alla fine il Belgio ha subito la prima condanna per i crimini contro l’umanità commessi in epoca coloniale. La sentenza, pronunciata lunedì scorso dalla Corte d’appello di Bruxelles, è destinata a passare alla storia e potrebbe costituire un precedente significativo anche per le altre ex potenze coloniali europee, responsabili del feroce sfruttamento del continente africano. Al centro del caso ci sono cinque donne oggi settantenni originarie del Congo belga, Monique Bitu Bingi, Léa Tavares Mujinga, Noëlle Verbeken, Simone Ngalula e Marie-Jose Loshi.
I giudici hanno condannato lo stato belga a risarcirle e a pagare un milione di euro di spese legali stabilendo che negli anni ‘40 furono vittime di “rapimento sistematico” e “segregazione”. Continua a leggere “Il Belgio riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità in epoca coloniale”

In Bosnia la guerra per la verità non è mai finita

Avvenire, 27 novembre 2024


Non sono bastate le sentenze di due tribunali delle Nazioni Unite – la Corte Internazionale di Giustizia e il Tribunale Penale dell’Aja – per convincere una parte dell’opinione pubblica, in Bosnia e in Serbia, che il massacro di uomini e ragazzi compiuto dai serbo-bosniaci nel luglio 1995 a Srebrenica è stato un genocidio. Per fermare il negazionismo non è servita neanche una legge varata nel 2021 dall’Alto Rappresentante della comunità internazionale che ha proibito la negazione del genocidio e l’esaltazione dei criminali di guerra. Al contrario, quel provvedimento ha scatenato lunghe proteste che sono state rinfocolate da una recente risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite che ha istituito l’11 luglio come giornata di riflessione e commemorazione sull’ultimo genocidio europeo. Continua a leggere “In Bosnia la guerra per la verità non è mai finita”

La “meglio gioventù” di Israele

Sofia e Daniel, Aisha e Tarteel: la “meglio gioventù” di Israele ha i modi gentili e l’eloquio assertivo di questi quattro ventenni che lavorano insieme per la pace in un gruppo israelo-palestinese e sostengono di credere fermamente nel dialogo e nella nonviolenza. In questi giorni sono arrivati in Italia portando una ventata di speranza sul futuro del Medio Oriente, usando parole che oggi sembrano sempre più desuete: obiezione di coscienza, nonviolenza, educazione alla pace, tolleranza, solidarietà. Concetti che loro stessi hanno messo in pratica pagando di persona il prezzo di scelte coraggiose e controcorrente. Continua a leggere “La “meglio gioventù” di Israele”

Derry, quando la pace è possibile

Avvenire (Gutenberg), 25 ottobre 2024

da Derry (Irlanda del Nord)

Dopo quattro secoli di divisioni, di guerre e di eccidi la città dai due nomi ha trovato finalmente un’identità condivisa basata sulla convivenza pacifica. Alla fine dell’anno scorso le Nazioni Unite hanno dichiarato ufficialmente Derry città internazionale della pace “per i suoi progressi nella promozione del dialogo e nel superamento delle differenze”, suggellando la conclusione di una storia dolorosa che risale ai primi del XVII secolo, quando divenne strategica durante le guerre dell’età Elisabettiana. Ceduta alle imprese commerciali londinesi e ribattezzata Londonderry con un editto reale del 1613, la città si trovò al centro della contesa tra il re cattolico Giacomo II e il protestante Guglielmo III d’Orange per la Corona britannica alla fine del secolo. Fino al lungo assedio del 1689, che si concluse con la cruciale sconfitta delle truppe giacobite e la riaffermazione del potere protestante su tutta l’isola. Da allora la discriminazione anticattolica sarebbe arrivata fino ai giorni nostri esplodendo intorno al 1969, quando proprio le rivolte urbane di Derry fecero da detonatore al moderno conflitto in Irlanda del Nord.

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E poi un giorno Sarajevo sarà di nuovo sotto assedio

il venerdì di Repubblica, 4 ottobre 2024

Damir Ovcina

da Sarajevo (Bosnia Erzegovina)

Forse non è neanche corretto chiamarla distopia: in Bosnia le avvisaglie di un futuro a tinte fosche ci sono già tutte. “Nessuno a Sarajevo vorrebbe rivivere gli anni dell’assedio ma purtroppo oggi esiste davvero il pericolo di un nuovo conflitto nei Balcani perché Mosca continua a soffiare sul fuoco delle divisioni in Bosnia, in Kosovo e in Serbia”. Con il suo nuovo romanzo CVII, lo scrittore bosniaco Damir Ovčina ha lanciato un monito immaginando una nuova guerra nei Balcani, uno scenario da incubo in cui la Russia riesce a destabilizzare un territorio che non è mai stato pacificato del tutto con gli accordi di Dayton del 1995. Il suo libro ha risvegliato i fantasmi di Sarajevo riportando indietro le lancette della storia ai primi anni ‘90. Continua a leggere “E poi un giorno Sarajevo sarà di nuovo sotto assedio”