Avvenire, 22 maggio 2022
da Visegrád (Bosnia Erzegovina)
I muri di Visegrád annunciano tempesta. L’ennesima provocazione è apparsa qualche settimana fa, all’ingresso della cittadina bosniaca vicina al confine con la Serbia che ha la triste reputazione di essere al secondo posto, dopo Srebrenica, per la massiccia opera di pulizia etnica compiuta esattamente trent’anni fa. Una grande “Z” bianca dipinta sul muro di una delle strade principali plaude all’attacco russo in Ucraina, accanto ai simboli barrati della Nato e dell’UE. Dalla parte opposta del fiume spiccano invece i murales dell’esercito serbo-bosniaco che nei primi anni ‘90 massacrò la popolazione civile a maggioranza musulmana. Ovunque sventolano bandiere serbe, dei colori della Bosnia neanche l’ombra. Per le strade della città si ha l’impressione che la retorica nazionalista di Milorad Dodik, leader indiscusso della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del Paese, sia ampiamente condivisa. Continua a leggere “Bosnia, i separatisti serbi tifano Putin”