Mairéad, uccisa a sangue freddo 25 anni fa

mairead2Il 6 marzo 1988, a Gibilterra, le teste di cuoio britanniche del SAS spararono  senza preavviso uccidendo tre giovani volontari dell’I.R.A. disarmati. Tra le vittime c’era anche Mairéad Farrell, senz’altro la figura femminile più rappresentativa tra i repubblicani irlandesi. Mairéad è una delle dieci donne martiri per la libertà raccontate ne “L’eredità di Antigone”, Ecco un estratto dal libro:

[…] La prima pallottola la raggiunse al volto e la fece cadere a terra. Poi altri colpi la raggiunsero alla schiena, finendola. Mancavano venti minuti alle quattro e Gibilterra era illuminata da un timido sole di marzo. Una donna del posto aveva assistito involontariamente all’esecuzione. Qualche tempo dopo, scovata e intervistata da una troupe televisiva, raccontò: “quelli (gli uomini delle forze di sicurezza) non hanno fatto nient’altro che avvicinarsi e sparare. Non hanno detto niente, non hanno gridato, non hanno intimato a quelle persone di arrendersi. E loro, quando si sono voltati per vedere cosa stava succedendo, hanno capito di non avere più scampo”. Mairéad Farrell fu massacrata con otto proiettili, tutti andati a segno alla testa e alla schiena, a poco più di un metro di distanza. A terra accanto a lei, nella piazzola del benzinaio diventata un mattatoio, rimasero anche i corpi crivellati di proiettili dei suoi compagni Daniel McCann e Sean Savage. Erano tutti e tre disarmati e potevano essere arrestati facilmente. Invece furono finiti mentre si trovavano a terra, indifesi e feriti, con altri proiettili sparati a distanza ravvicinata. Il governo britannico aveva inviato a Gibilterra le teste di cuoio del SAS col chiaro intento di uccidere e di dare una lezione memorabile all’I.R.A., l’esercito repubblicano irlandese. […]

Il nuovo murale realizzato a Belfast per commemorare il 25° anniversario dei caduti di Gibilterra
Il nuovo murale realizzato a Belfast per commemorare il 25° anniversario dei caduti di Gibilterra

Dal 4 marzo in libreria “L’eredità di Antigone”

Le storie memorabili di dieci donne coraggiose che hanno lottato fino alle estreme conseguenze per la libertà e i diritti civili. Il 4 marzo esce il mio nuovo libro, “L’eredità di Antigone. Storie di donne martiri per la libertà”, con una prefazione di Emma Bonino.

copertina definitiva4La fine dell’apartheid in Sudafrica e la democrazia in Italia, in Germania, in El Salvador. La lotta per la laicità in Afghanistan e per i diritti degli irlandesi e degli Indiani d’America. E ancora, il suffragio universale e il riconoscimento dei fondi per i civili innocenti vittime della guerra in Iraq. Battaglie e conquiste che oggi riteniamo sacrosante e inviolabili, eppure per ottenerle è servita la lotta e il sacrificio di molte persone. Alla storia passano pochi nomi fondamentali, eppure, le storie delle esistenze impegnate in queste battaglie sono tante. E spesso sono storie di donne.
Come Antigone nella tragedia di Sofocle deve scegliere tra le leggi degli dèi e le leggi degli uomini fino a immolarsi per seguire la sua idea di giustizia, così le donne di questo libro, moderne Antigoni, hanno lottato e resistito contro ingiustizie intollerabili, fino alle estreme conseguenze.
Scopriamo così la vicenda eroica della giovane partigiana cattolica Norma Parenti; la storia di Emily Davison che il 4 giugno 1913 si sacrificò per attaccare la bandiera del movimento delle suffragette al cavallo del re d’Inghilterra durante una gara; la studentessa universitaria Sophie Scholl che fu decapitata dai nazisti a soli 21 anni per aver distribuito volantini della Rosa Bianca; la storia triste, ma emozionante di Franca Jarach, una delle prime “desaparecidos” argentine; il sacrificio di Ruth First, che lavorò con Mandela per la fine dell’apartheid; Meena Keshwar Kamal che decise di non abbandonare la lotta per i diritti delle donne in Afghanistan nemmeno quando l’occupazione sovietica alzò la posta in gioco, Marianella García Villas che come un oscuro presagio disse a un parlamentare italiano «Presto sentirete parlare di me, perché mi ammazzeranno» a poche settimane dal suo assassinio in El Salvador, terra che voleva vedere liberata dalla dittatura militare. Queste e altre storie di donne per le quali lottare era come respirare: un fatto naturale e inevitabile, anche quando mariti e compagni erano già fuggiti o erano già stati ammazzati.
Ricordarle oggi equivale a dire “mai più dittature e discriminazioni”, ma anche a riflettere sulla violenza che oggi, quotidianamente, le donne subiscono. Un tributo al genere femminile e all’importanza che ha avuto nella storia.