L’Irlanda del Nord compie 100 anni ma non ha niente da celebrare

Avvenire, 20 ottobre 2021

Ci ha pensato il presidente della Repubblica d’Irlanda, Michael D. Higgins, a suggellare il fallimento delle celebrazioni per il centenario della nascita dell’Irlanda del Nord in programma quest’anno. Respingendo al mittente l’invito alla cerimonia interconfessionale che si terrà il 21 ottobre prossimo ad Armagh, nella cattedrale anglicana di Saint Patrick, il presidente irlandese ha preso una posizione coraggiosa e controversa – come dimostra il coro di critiche innescate – ma ha anche scoperto definitivamente il vaso di Pandora sulle contraddizioni di un centenario costellato dalle polemiche, svolto finora in sordina non soltanto a causa della pandemia. La storica ricorrenza ha evidenziato il profondo solco che ancora oggi divide le due principali comunità irlandesi: quella cattolico-nazionalista e quella unionista-protestante, facendo riemergere i fantasmi di uno stato che fu creato artificialmente dagli inglesi nel 1921. Continua a leggere “L’Irlanda del Nord compie 100 anni ma non ha niente da celebrare”

L’Irlanda vede la riunificazione

Avvenire, 23 aprile 2021

“Non consentiremo alla storia di ripetersi”: da bambino Séan Murray vide il suo quartiere dato alle fiamme, nell’estate del 1969. Ancora oggi vive di fronte a uno dei cosiddetti “muri della pace” che dividono Belfast, nell’area intorno al monastero Redentorista di Clonard, nel cuore della roccaforte cattolica di Falls Road. Nei giorni scorsi è sceso in strada insieme al deputato di Sinn Féin Gerry Kelly e ad alcuni esponenti del clero locale per convincere i ragazzi del quartiere a non rispondere alle provocazioni della vicina area unionista-protestante di Shankill Road. Continua a leggere “L’Irlanda vede la riunificazione”

Irlanda, ricatto unionista contro la Brexit

Avvenire, 5 marzo 2021

“Ritiriamo il nostro appoggio all’accordo di pace del 1998”: l’annuncio dei paramilitari protestanti dell’Irlanda del Nord è clamoroso, anche se non del tutto inaspettato, e riporta indietro all’improvviso l’orologio della storia. Dopo settimane di tensione la protesta degli unionisti contro il protocollo sulla Brexit assume adesso la forma di una minaccia ben precisa: quella di far saltare il trattato che 23 anni fa mise fine a tre decenni di violenza nel Paese. Continua a leggere “Irlanda, ricatto unionista contro la Brexit”

Brexit, esplode la rabbia unionista

Avvenire, 28 febbraio 2021

Il termometro della rabbia sono come sempre i manifesti sui lampioni. Ne hanno affissi a centinaia, nei quartieri protestanti di Belfast e del resto dell’Irlanda del Nord, per ribadire minacciosamente che il ‘confine’ con la Gran Bretagna non sarà mai accettato. Accanto ad alcuni manifesti sono spuntate anche le bandiere dei gruppi paramilitari mentre gli addetti ai controlli portuali post-Brexit continuano da settimane a subire pressioni per non recarsi al lavoro, pena la loro stessa incolumità. Continua a leggere “Brexit, esplode la rabbia unionista”

L’Irlanda in ansia per la Brexit. “Sarà il caos”

Avvenire, 20 ottobre 2019

La pace in Irlanda del Nord è in bilico, messa a rischio dal cortocircuito istituzionale innescato dalla Brexit e dal futuro del confine tra le due parti dell’Irlanda. A lanciare l’ennesimo allarme in tal senso, proprio nel giorno del voto decisivo di Westminster sull’addio all’UE, è stato l’ex premier britannico Tony Blair, che fu uno dei principali artefici dell’Accordo del Venerdì Santo sottoscritto nel 1998. Era più o meno da allora che l’intera Irlanda non tratteneva il fiato come ha fatto in queste ore, in preda alle incertezze e ai timori per ciò che potrà accadere nei prossimi giorni, ma anche alla rabbia per essere stata fagocitata in un caos politico dalle conseguenze imprevedibili. Nella notte di mercoledì scorso migliaia di persone sono scese in strada e hanno partecipato alla manifestazione di protesta organizzata dalle Border Communities Against Brexit – le comunità di confine contrarie alla Brexit – che si è svolta in contemporanea in trentotto punti diversi del confine, piccole località di campagna che in passato sono state teatro di gravi violenze e attentati. Fiaccole e torce alla mano hanno denunciato l’indifferenza di Westminster nei loro confronti e una situazione di stallo che mette in pericolo la pace. Un’altra manifestazione si è tenuta invece a Belfast, davanti al palazzo di Stormont, sede del parlamento nordirlandese, per ‘celebrare’ polemicamente i mille giorni dal blocco dell’assemblea legislativa, sciolta all’inizio del 2017. Da allora i partiti non sono più riusciti a ripristinarla e ciò contribuisce a esacerbare gli animi alimentando le incognite sul futuro. Tutto questo mentre sugli schermi di Channel 4 andava in onda l’intervista a un esponente della cosiddetta “Nuova” IRA, a volto coperto, il quale affermava che le infrastrutture transfrontaliere saranno considerate un bersaglio legittimo per futuri attacchi armati, al pari del personale che le gestirà.
Un’atmosfera di ansia e preoccupazione si respira anche a Dublino e nel resto della Repubblica: secondo Conor Murphy, funzionario di lungo corso del ministero dell’agricoltura di Dublino, gli uffici del governo si trovano in un caos mai visto prima d’ora. “A breve saremo sepolti da una valanga di certificazioni agricole alle quali non riusciremo a far fronte e anche i colleghi che lavorano in altri settori prevedono gravi contraccolpi per la nostra economia”, ci confessa. Sul piano politico il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha cercato fino all’ultimo di rassicurare gli unionisti nordirlandesi sulle future implicazioni costituzionali dell’accordo sulla Brexit, affermando che l’Irlanda del Nord continuerà a far parte del Regno Unito secondo quanto previsto dall’Accordo del Venerdì Santo, le cui disposizioni – ha aggiunto – dovranno essere utilizzate anche per far sì che Londra e Dublino continuino ad avere rapporti stretti dopo la Brexit. Ma il voto negativo espresso ieri a Westminster dai dieci deputati del Democratic Unionist Party riflette la paura dell’elettorato unionista che l’accordo su Brexit possa in realtà aprire la strada alla riunificazione dell’Irlanda. Come invece chiede l’altro grande partito nordirlandese, il repubblicano Sinn Féin, che non ha potuto influenzare in alcun modo la votazione di ieri perché pur eleggendo i propri deputati a Westminster porta avanti da sempre una rigorosa linea astensionista. La Brexit, comunque andrà a finire, ha riaperto in Irlanda vecchie ferite mai del tutto rimarginate e ha dimostrato che nonostante ventuno anni di coesistenza sostanzialmente pacifica la riconciliazione tra le due parti è ancora assai lontana.
RM