Belfast, chi è l’erede di Johnny Adair che minaccia la pace?

Piccoli criminali unionisti crescono, nonostante il processo di pace. La miccia dei violentissimi scontri che hanno incendiato Belfast est nei giorni scorsi pare sia stata accesa da un personaggio ancora misterioso e senza nome (i giornali l’hanno già soprannominato “The Beast of the East”, la bestia dell’est). Le poche informazioni che si hanno di lui lo fanno assomigliare molto a un altro criminale lealista che di umano aveva ben poco: Johnny Adair, il famigerato leader dell’Uda di Belfast Ovest che dopo anni di carcere e varie vicissitudini qualche anno fa è stato ‘esiliato’ dall’Irlanda del Nord su iniziativa della sua stessa comunità. Come Adair, anche “la bestia” starebbe orchestrando una faida interna al mondo degli ex paramilitari lealisti, cercando di guadagnare spazio e credibilità per alimentare le sue attività criminali. Con quale strategia? La stessa di sempre, quella dell’attacco frontale nei confronti del nemico di sempre, per far sembrare ideologico – magari religioso – uno scontro che ha invece finalità molto più prosaiche. D’altra parte, l’enclave repubblicana di Short Strand, nella parte est di Belfast, si presta da tempo a svolgere il ruolo della vittima sacrificale. Circondato dalle peaceline e delimitato dal fiume Lagan, il quartiere è ‘chiuso’ in un reticolato di aree lealiste tra le più calde di Belfast. Un pugno di strade ad alta concentrazione di disoccupazione giovanile che un tempo ospitavano i famosi cantieri navali Harland&Wolff, orgoglio della classe operaia protestante dell’Irlanda del Nord e storicamente precluse ai cattolico-nazionalisti. Proprio qui, nel luglio del 1970, ebbe luogo un famoso episodio di guerriglia urbana che vide per la prima volta in azione i volontari della Provisional I.R.A. a difesa della comunità cattolico-nazionalista. Negli ultimi anni i fondi erogati nell’ambito del processo di pace hanno riqualificate queste strade, partendo dalla loro iconografia. Sono spariti alcuni tra i murales più violenti e settari e al loro posto sono comparse immagini più rassicuranti come quelle di eroi dello sport e musicisti. Poi, inopinatamente, è iniziato un percorso a ritroso fatto di bombe incendiarie e lanci di sassi da parte di uomini in passamontagna e che cade – non certo casualmente – in coincidenza con l’avvio della fase più delicata della stagione delle marce orangiste. Secondo i bene informati, pare che la violenza di questi giorni sia scoppiata anche a causa del giro di vite compiuto dalle forze dell’ordine sulla criminalità lealista e sul traffico di stupefacenti in quell’area di Belfast. Il fatto è che la galassia unionista è nuovamente in subbuglio perché è priva di una leadership in grado i tenere a bada i più violenti: David Ervine, capo storico del Progressive Unionist Party – l’ala politica dell’UVF – è stato stroncato da un attacco cardiaco nel 2007 e il controllo politico sul più importante gruppo paramilitare unionista appare sempre più debole. Il misterioso nuovo leader eloquentemente soprannominato “la bestia” è un ex detenuto appartenente a una nota famiglia lealista di Belfast e ha dimostrato di essere capace di scatenare centinaia di uomini a volto coperto nelle strade, con o senza il consenso dell’UVF.
RM

“Fu Gerry Adams a ordinare quegli omicidi”

Le testimonianze di Brendan “The Dark” Hughes contenute nel nuovo libro di Ed Moloney gettano nuove pesanti ombre sul passato del presidente di Sinn Fein. Ma stavolta con possibili conseguenze giudiziarie.

È appena uscito nelle librerie irlandesi e britanniche Voices from the Grave, il nuovo attesissimo libro del giornalista Ed Moloney, basato sulle testimonianze di due figure centrali del conflitto anglo-irlandese: Brendan Hughes, ex comandante della brigata dell’IRA di Belfast e David Ervine, leader del gruppo paramilitare protestante Ulster Volunteer Force. Il libro è basato sulle interviste raccolte alcuni anni fa dagli studiosi del Boston College. L’obiettivo dei ricercatori era quello di raccogliere le testimonianze degli ex leader dei gruppi paramilitari prima che fosse troppo tardi: il patto era che questi rompessero il codice del silenzio e parlassero con la massima franchezza, ricevendo in cambio la promessa che niente sarebbe stato pubblicato prima della loro morte (Hughes è morto nel 2008, Ervine un anno prima). Il libro era talmente atteso in Irlanda che 85 copie sono state vendute in mezz’ora subito dopo il loro arrivo negli scaffali della piccola libreria di Andersonstown, quartiere popolare repubblicano di Belfast ovest. Anche nel sud dell’isola si sono registrati molti casi simili. Appare particolarmente rilevante il fatto che nelle sue pagine un uomo di spicco dell’esercito repubblicano come “The Dark” confermi, per la prima volta, il coinvolgimento di Gerry Adams nella lotta armata: Hughes è stato per lunghi anni amico e compagno di lotta di Adams, che ha sempre invece negato di aver fatto parte dell’IRA. Secondo le rivelazioni di Hughes (un estratto qui), il presidente di Sinn Fein avrebbe ordinato personalmente alcuni noti omicidi ‘punitivi’ compiuti dall’IRA nei primi anni ’70. Uno di questi vide la morte e la sparizione del cadavere di Jean McConville nel 1972. La donna, che abitava nel quartiere nazionalista di Falls Road con i suoi dieci figli, fu punita per aver collaborato con l’esercito britannico, divenendo forse la più famosa tra le vittime dell’IRA “scomparse”, cioè sepolte in luoghi segreti per depistare le indagini sulla loro fine. “Non ho mai compiuto un’operazione del genere senza l’ordine o l’avallo da parte di Gerry – racconta Hughes – e vederlo seduto in parlamento negando il suo passato è come vedere Hitler che nega l’esistenza dell’Olocausto”. “La donna – prosegue Hughes – era un’informatrice degli inglesi. Inviai un’unità a perquisire la sua abitazione e trovò una ricetrasmittente. L’arrestammo e la interrogammo. L’ordine di ucciderla arrivò dall’uomo che da anni guida il Sinn Fein”. Far parte dell’Ira, per Brendan “The Dark” Hughes, era un onore, non una vergogna. Le sue dichiarazioni postume sono quindi una sorta di vendetta, perché il defunto volontario repubblicano riteneva inammissibile che Gerry Adams, suo vecchio amico e compagno, continuasse a negare il suo coinvolgimento. Lo considerava anche una mancanza di rispetto nei confronti dei compagni caduti. Adams avrebbe guidato il gruppo degli “sconosciuti”, un’unità speciale dell’esercito repubblicano che divenne attiva dal 1972, subito dopo il suo rilascio dalla prigione di Long Kesh, per prendere il comando della brigata di Belfast. Quando si scopriva che un nazionalista di Belfast lavorava come informatore per la polizia o l’esercito britannico, veniva ammazzato con un colpo alla testa e il suo corpo veniva lasciato sulla strada, perché fosse da monito per gli altri. Ma quando un omicidio veniva considerato imbarazzante per l’IRA – come nel caso della McConville, madre di dieci figli – il suo corpo ‘spariva’, veniva cioè sepolto in un luogo ignoto. Se il diretto coinvolgimento di Adams fosse confermato anche a livello giudiziario, il leader di Sinn Fein potrebbe fare la fine dell’ex presidente peruviano Fujimori, condannato un anno fa per violazioni dei diritti umani, tra cui la ‘sparizione’ di alcuni studenti.
Riccardo Michelucci