Le testimonianze di Brendan “The Dark” Hughes contenute nel nuovo libro di Ed Moloney gettano nuove pesanti ombre sul passato del presidente di Sinn Fein. Ma stavolta con possibili conseguenze giudiziarie.
È appena uscito nelle librerie irlandesi e britanniche Voices from the Grave, il nuovo attesissimo libro del giornalista Ed Moloney, basato sulle testimonianze di due figure centrali del conflitto anglo-irlandese: Brendan Hughes, ex comandante della brigata dell’IRA di Belfast e David Ervine, leader del gruppo paramilitare protestante Ulster Volunteer Force. Il libro è basato sulle interviste raccolte alcuni anni fa dagli studiosi del Boston College. L’obiettivo dei ricercatori era quello di raccogliere le testimonianze degli ex leader dei gruppi paramilitari prima che fosse troppo tardi: il patto era che questi rompessero il codice del silenzio e parlassero con la massima franchezza, ricevendo in cambio la promessa che niente sarebbe stato pubblicato prima della loro morte (Hughes è morto nel 2008, Ervine un anno prima). Il libro era talmente atteso in Irlanda che 85 copie sono state vendute in mezz’ora subito dopo il loro arrivo negli scaffali della piccola libreria di Andersonstown, quartiere popolare repubblicano di Belfast ovest. Anche nel sud dell’isola si sono registrati molti casi simili. Appare particolarmente rilevante il fatto che nelle sue pagine un uomo di spicco dell’esercito repubblicano come “The Dark” confermi, per la prima volta, il coinvolgimento di Gerry Adams nella lotta armata: Hughes è stato per lunghi anni amico e compagno di lotta di Adams, che ha sempre invece negato di aver fatto parte dell’IRA. Secondo le rivelazioni di Hughes (un estratto qui), il presidente di Sinn Fein avrebbe ordinato personalmente alcuni noti omicidi ‘punitivi’ compiuti dall’IRA nei primi anni ’70. Uno di questi vide la morte e la sparizione del cadavere di Jean McConville nel 1972. La donna, che abitava nel quartiere nazionalista di Falls Road con i suoi dieci figli, fu punita per aver collaborato con l’esercito britannico, divenendo forse la più famosa tra le vittime dell’IRA “scomparse”, cioè sepolte in luoghi segreti per depistare le indagini sulla loro fine. “Non ho mai compiuto un’operazione del genere senza l’ordine o l’avallo da parte di Gerry – racconta Hughes – e vederlo seduto in parlamento negando il suo passato è come vedere Hitler che nega l’esistenza dell’Olocausto”. “La donna – prosegue Hughes – era un’informatrice degli inglesi. Inviai un’unità a perquisire la sua abitazione e trovò una ricetrasmittente. L’arrestammo e la interrogammo. L’ordine di ucciderla arrivò dall’uomo che da anni guida il Sinn Fein”. Far parte dell’Ira, per Brendan “The Dark” Hughes, era un onore, non una vergogna. Le sue dichiarazioni postume sono quindi una sorta di vendetta, perché il defunto volontario repubblicano riteneva inammissibile che Gerry Adams, suo vecchio amico e compagno, continuasse a negare il suo coinvolgimento. Lo considerava anche una mancanza di rispetto nei confronti dei compagni caduti. Adams avrebbe guidato il gruppo degli “sconosciuti”, un’unità speciale dell’esercito repubblicano che divenne attiva dal 1972, subito dopo il suo rilascio dalla prigione di Long Kesh, per prendere il comando della brigata di Belfast. Quando si scopriva che un nazionalista di Belfast lavorava come informatore per la polizia o l’esercito britannico, veniva ammazzato con un colpo alla testa e il suo corpo veniva lasciato sulla strada, perché fosse da monito per gli altri. Ma quando un omicidio veniva considerato imbarazzante per l’IRA – come nel caso della McConville, madre di dieci figli – il suo corpo ‘spariva’, veniva cioè sepolto in un luogo ignoto. Se il diretto coinvolgimento di Adams fosse confermato anche a livello giudiziario, il leader di Sinn Fein potrebbe fare la fine dell’ex presidente peruviano Fujimori, condannato un anno fa per violazioni dei diritti umani, tra cui la ‘sparizione’ di alcuni studenti.
Riccardo Michelucci