Recensione del libro di Silvia Calamati
Le compagne di Bobby Sands. Le donne e la guerra in Irlanda del Nord
Castelvecchi editore, Roma, 2011, pp. 372, euro 22
Già autrice e curatrice di alcuni tra i più importanti testi in italiano sul conflitto anglo-irlandese, Silvia Calamati aggiunge con “Le compagne di Bobby Sands” un altro tassello fondamentale alla conoscenza critica di un conflitto spesso banalizzato, talvolta anche in modo fuorviante, dagli organi di stampa italiani. Il volume è la nuova edizione aggiornata e ampliata del fortunato “Figlie di Erin” uscito dieci anni fa (e già tradotto in inglese, spagnolo e gaelico), che raccoglieva decine di interviste, testimonianze e racconti pieni di sofferenza e dignità, con protagoniste le donne irlandesi. Mogli e sorelle, madri e fidanzate: storie di donne comuni in circostanze eccezionali quali quelle di una guerra a bassa intensità combattuta nel cuore dell’Europa tra l’indifferenza dell’opinione pubblica internazionale. Per la prima volta sono loro a parlare del conflitto, mobilitate dalla perdita di un affetto o dalla privazione della libertà, comunque dall’assurdità di un regime costruito per opprimere e schiacciare la loro comunità, privandola dei diritti umani più fondamentali. Le voci che escono dalle pagine di questo libro sono grida di dolore e dimostrazioni di una fierezza antica da parte di donne “forti ma anche dolci come le pietre delle isole Aran”, capaci di affrontare ogni difficoltà con orgoglio e coraggio. Testimonianze che l’autrice riesce a trasformare in un potente atto d’accusa nei confronti dell’autorità britannica in Irlanda del Nord e che pesano come macigni sulla coscienza di chi in questi anni non ha visto o ha fatto finta di non vedere la tragedia del popolo irlandese. Da non perdere.
RM
La Calamati…..do you remember my words?
Ciao
Graziella
E’ possibile avere un contatto con Silvia Calamati ?
grazie Andrea
so che sembrerà una richiesta strana, ma potresti dirmi il numero della pagina della citazione che hai fatto?
se non ricordo male è nell’introduzione