Avvenire, 14 giugno 2020
“Quella sarà la nostra nuova maglia da trasferta, non abbiamo niente da rimproverarci e non intendiamo modificarla”. Roy McGivern, presidente e padre padrone del Linfield FC, replica così, in modo lapidario, alle critiche rivolte in questi giorni alla società di Belfast, una delle più antiche e titolate squadre di calcio dell’Irlanda del Nord. I colori scelti dal club per la seconda maglia da gioco della stagione 2020/2021 (arancione e porpora con una banda trasversale) sono esattamente gli stessi del più famigerato gruppo paramilitare protestante, l’Ulster Volunteer Force. Una milizia armata responsabile dell’uccisione di quasi seicento civili cattolici negli anni del conflitto, le cui bandiere sventolano ancora oggi indisturbate, sui lampioni di molti quartieri protestanti del paese, e rendono ancora più complicata la convivenza tra le due comunità. Fondato a Belfast nel lontano 1866 dagli operai protestanti affiliati all’Ordine d’Orange, il Linfield Football Club è da sempre una squadra dichiaratamente lealista e anti-cattolica, al cui interno è stata in vigore a lungo la regola non scritta di tesserare soltanto giocatori protestanti. È dunque assai difficile credere a quanto spiegato dallo stesso club in un comunicato, secondo il quale la scelta dei colori per la nuova maglia da trasferta per la prossima stagione è stata del tutto casuale e involontaria. La prima uniforme di gara del Linfield – che l’anno scorso ha vinto il suo cinquantatreesimo scudetto – è bianca, rossa e blu per richiamare i tradizionali colori dell’Union Jack, la bandiera britannica. La sua seconda maglia era invece arancione proprio in onore dell’Orange Order, la società segreta anti-cattolica fondata dai presbiteriani dell’Ulster alla fine del XVIII secolo. Finora però non erano mai state adottate scelte cromatiche direttamente associabili al gruppo armato. I tifosi del Linfield preferiscono minimizzare, facendo riferimento ai colori della loro identità e non a quelli dei paramilitari dell’UVF. Ma per la comunità cattolica dell’Irlanda del Nord è una provocazione grave e del tutto inopportuna, perché fa riferimento al tragico passato del paese ed è profondamente irrispettosa nei confronti dei familiari delle vittime. “Mio padre fu ammazzato da un commando dell’UVF che fece irruzione in casa nostra nel 1975 – ha spiegato Denise Mullen consigliera comunale di Belfast – e non posso accettare che una squadra di calcio scenda in campo con quella maglia vergognosa”. La stessa Mullen sta coordinando la protesta dei familiari delle vittime del gruppo paramilitare che hanno chiesto alla federazione calcistica irlandese di far ritirare la maglia. Intanto, all’indirizzo dei vertici societari del Linfield, è già scattato un fuoco di fila di critiche sui social network, al quale si è unito l’ex attaccante della nazionale inglese Stan Collymore, con un tweet polemico poi rimosso dallo stesso giocatore. Anche Stephen Farry, deputato del partito interconfessionale Alliance, ha chiesto al club di modificare i colori dell’uniforme “perché così offendono profondamente la comunità cattolica”. Ma il Linfield respinge al mittente ogni accusa e la maglia incriminata può già essere acquistata sul sito del club.
RM