La Shoah e la tragedia dei desaparecidos sono gli argomenti al centro dei due libri – entrambi molto belli – che ho letto recentemente. Il primo si chiama “Una famiglia” (Giuntina) ed è l’ultima fatica del prolifico scrittore fiorentino Paolo Ciampi. Dopo il notevole “Un nome” uscito due anni fa, Ciampi prosegue nella sua encomiabile opera di ricostruzione di vicende poco note, sepolte dall’oblio ma estremamente significative. Stavolta racconta la storia dei Ventura, una famiglia di ebrei toscani spezzata ma non distrutta dalle leggi razziali fasciste. Prima la persecuzione, gli stenti, la deportazione e la morte. Poi la lenta e inarrestabile rinascita di una ‘pianta’ familiare che ritrova la propria linfa vitale grazie alla rocambolesca salvezza dei figli a loro volta poi diventati padri, madri e nonni. La penna sempre più brillante e sensibile di Ciampi riannoda i fili di una vicenda struggente e drammaticamente ‘normale’, riuscendo nel non semplice compito di raccontare la speranza che segue la tragedia, la vita che prevale sulla barbarie. E di farlo senza scivolare mai nella retorica. A cavallo del recente Giorno della Memoria l’autore ha peraltro accompagnato Saul (uno dei ragazzi scampati all’Olocausto) in un lungo giro di presentazioni nelle scuole e nei comuni di tutta la Toscana. “Facendo” memoria sul serio, tra i più giovani.
L’altro libro è invece un romanzo che si chiama “Giorni di neve, giorni di sole” (Marna), con la prefazione del premio Nobel per la pace Adolfo Perez Esquivel. Gli autori sono Fabrizio e Nicola Valsecchi, due giovani gemelli comaschi che secondo quanto riporta la quarta di copertina “scrivono realmente a quattro mani, procedendo insieme, senza ripartirsi i compiti”. Una doppia penna dallo stile asciutto, scarno e molto efficace narra la storia vera dell’emigrante italiano Alfonso Dell’Orto, che dopo più di settant’anni trascorsi in Argentina, ritorna al suo paese natale per ricordare la giovane figlia Patricia, desaparecida con il marito Ambrosio. La sua è una delle tante terribili storie di emigranti italiani scappati dal fascismo per diventare vittime della brutale dittatura dei militari argentini, genocidi del loro stesso popolo. Anche il romanzo dei Valsecchi è un efficace antidoto contro l’oblio che rischia di inghiottire nuovamente un’intera generazione che reclama giustizia.