Quando Liverpool era il porto degli schiavi

Avvenire, 25 novembre 2022

È stupefacente apprendere fino a che punto la ricchezza dell’Inghilterra georgiana e vittoriana derivasse dal commercio degli schiavi. William Ewart Gladstone, più volte primo ministro britannico nella seconda metà del XIX secolo, fece di tutto per ostacolare la fine della schiavitù nel suo Paese e poi si batté a lungo per garantire un risarcimento ai più ricchi commercianti inglesi di esseri umani. Uno dei principali mercanti di schiavi della Gran Bretagna dell’epoca era suo padre, John Gladstone, un uomo originario di Liverpool che disponeva di immensi possedimenti in Giamaica e nella Guyana britannica e molti anni prima aveva usato la sua enorme fortuna per finanziare l’ascesa politica del figlio. Un giornale locale di quegli anni scrisse che gran parte della sua ricchezza “sgorgava dal sangue degli schiavi neri. Ma non suscitò alcuno scandalo, anche perché molti altri si erano arricchiti allo stesso modo. Quando la legge sull’abolizione della schiavitù venne infine approvata nel 1833, John Gladstone ricevette oltre 93mila sterline come compensazione per la perdita degli oltre 2500 schiavi di sua proprietà. Continua a leggere “Quando Liverpool era il porto degli schiavi”

La verità sulla tragedia di Hillsborough

Le tragiche menzogne sulla morte di 96 tifosi nello stadio inglese di Sheffield vengono a galla definitivamente, ma con 23 anni di ritardo. E il governo inglese esercita ancora una volta una delle sue prerogative più comuni degli ultimi tempi: le pubbliche scuse.

(di John Foot, da Internazionale)

Hillsborough, Sheffield, 15 aprile 1989. Semifinale della coppa d’Inghilterra (Fa cup). Liverpool contro Nottingham Forest, in campo neutro (come sempre per la semifinale). Lo stadio è vecchio e pericoloso. Già nel 1981 ci sono stati feriti durante un’altra semifinale di coppa. Più di 24mila tifosi del Liverpool devono entrare nel Leppings lane end, divisi in settori recintati. In più, l’accesso al campo è bloccato da reti alte e metalliche, com’era la prassi in quasi tutti degli stadi in quegli anni. L’operazione delle forze di sicurezza si concentra sull’ordine pubblico, ma il capo è David Duckinfield, un poliziotto poco esperto di stadi e di Sheffield. In breve tempo la polizia perde il controllo della situazione. La folla non riesce a entrare attraverso i pochi tornelli. Duckinfield decide di aprire un cancello, ma è una scelta disastrosa. Moltissimi tifosi cominciano a entrare in fretta in un’area già piena di gente.
In pochi attimi cominciano a morire schiacciati, soffocati. La polizia non reagisce. Per loro i tifosi sono pericolosi. Bisogna fermarli. Sono quelli dell’Heysel. Fuori dello stadio ci sono decine di ambulanze, ma solo una entra in campo per aiutare i tifosi. Lo spettacolo è terrificante. Si vedono persone morire in diretta, davanti ai nostri occhi, con la polizia (non tutta) che li guarda dall’altra parte della rete.
Ci sono 95 vittime (un’altra, Tony Bland, morirà dopo anni di coma nel 1993). Sono soprattutto giovani. Trevor Hicks perde due figlie (Sarah, 15 anni, e Victoria, 19). Subito dopo il disastro, la polizia comincia a depistare e insabbiare la verità. La strategia è semplice. Danno la colpa alla vittime, sfruttando lo stereotipo dei sostenitori del Liverpool e dei tifosi in generale. “Erano ubriachi, senza biglietti, violenti, ladri”, viene detto. Queste bugie sono confezionate e rilasciate a un’agenzia di stampa.

Molti giornali riproducono questa versione dei fatti, ma solo uno la mette in prima pagina. Il Sun, popolare tabloid di Rupert Murdoch, pubblica tutto il 19 aprile. È una delle pagine più nere della storia del giornalismo. Il titolo è The truth e l’articolo parla di tifosi che derubano i cadaveri e urinano sulla polizia che cercava di aiutare le vittime. Incredibilmente, questa versione rovesciata della realtà per molti diventa la verità. A Liverpool, dall’aprile del 1989 è molto difficile trovare una copia del Sun. Non hanno perdonato quell’articolo.
Le famiglie cominciano una lunga e faticosa battaglia per ottenere verità e giustizia. Trevor Hicks diventa uno dei leader della protesta. Intanto le reti negli stadi cadono, per sempre, in Inghilterra e Scozia. Ma l’insabbiamento della verità continuerà per molti anni nonostante una serie d’inchieste, processi, documentari e libri. Fino al 2009, quando il ministro laburista Andy Burnham ordina una nuova inchiesta, questa volta con tutti i documenti disponibili. Finalmente, il 12 settembre 2012 è stato il giorno della svolta. Il premier David Cameron ha chiesto scusa, a nome dello stato ma anche della nazione intera, alle famiglie delle vittime. Il rapporto diffuso dal governo è devastante. La polizia ha aggiustato la verità, fin dall’inizio. Molte delle vittime potevano essere salvate. Continua a leggere “La verità sulla tragedia di Hillsborough”