Olocausto irlandese

Eccolo qua, con la copertina e il titolo in versione definitiva. In libreria arriverà il 2 luglio e nei prossimi giorni uno stralcio dell’introduzione uscirà in anteprima su “Avvenire”. Perdonate l’autorefenzialità di questo post, ma non nascondo un po’ di orgoglio, anche perché tutto ciò mi è costato quasi sei anni di lavoro. Il risultato è il “Libro nero” degli inglesi in Irlanda, delle persecuzioni e del razzismo che gli irlandesi hanno subito per oltre ottocento anni, nel corso della più lunga esperienza coloniale di tutti i tempi. Copertina defBasato su fonti storiche in gran parte inedite in Italia ma anche su testi letterari, interviste e racconti di vita quotidiana, il libro ripercorre con taglio divulgativo le principali fasi storiche tenendo ben presenti i suoi aspetti culturali. Cercando di evidenziare quella linea di continuità intrisa di disprezzo e razzismo, morte e distruzione causati dalla politica inglese, che ha trovato inequivocabili rappresentazioni nella letteratura, nella satira, nel giornalismo e nel linguaggio popolare. Le parole in proposito più sensate, in tempi recenti, le ha pronunciate l’inglesissimo Ken Livingstone, sindaco laburista di Londra dal 2000 al 2008, quando ha detto: “Quello che hanno fatto gli inglesi in Irlanda è molto peggio di ciò che Hitler ha fatto agli ebrei. Non ce ne rendiamo conto solo perché l’abbiamo fatto in oltre ottocento anni, invece che soltanto in sei.” E in effetti questo libro avrei voluto intitolarlo proprio “Olocausto irlandese”, ma l’editore (Odoya di Bologna) ha optato per una soluzione diversa, più generalista, che non rispecchia propriamente il contenuto del libro, ma forse lo rende commercialmente più appetibile. Vedremo. Comunque sia, l’obiettivo che mi ero prefissato, fin dal momento in cui ho deciso di imbarcarmi in questo progetto (sicuramente velleitario, visto che attraversa otto secoli di storia) era quello di fugare i ricorrenti equivoci circa le responsabilità inglesi in un conflitto che ha funestato l’Irlanda fino a pochi anni fa e tuttora ne avvelena il presente. Giulio Giorello, forse il più famoso epistemologo italiano vivente, ha scritto  un’appassionata prefazione al volume. Oltre a essere titolare della cattedra di filosofia della scienza alla Statale di Milano ed editorialista del “Corriere della Sera”, Giorello è anche un grande esperto di vicende irlandesi.
RM