Edimburgo, una città intrisa di letteratura

Avvenire, 23 settembre 2022

Quando nel 1847 Charles Dickens visitò Edimburgo non riuscì a nascondere il proprio disappunto di fronte al monumento da poco eretto in onore di Walter Scott. “Sembra la guglia di una chiesa gotica staccata e conficcata nel terreno”, commentò, non senza una punta d’invidia per il grande scrittore scozzese considerato il padre del romanzo storico moderno. Scott era morto quindici anni prima e il suo Paese aveva voluto dedicargli un’opera gotica grandiosa nel cuore della capitale, in Princes Street, che raggiunge i 68 metri di altezza. Più che un semplice monumento, quello realizzato dall’architetto George Meikle Kemp è un gigantesco mausoleo con al centro la statua dello scrittore e ai lati decine di nicchie che ritraggono i personaggi delle sue opere. Da qui bastano pochi minuti a piedi per imbattersi in un altro grande tributo a Scott: è la principale stazione ferroviaria della città, denominata Waverley, proprio come il suo romanzo più famoso. I binari segnano il confine della città vecchia, con il suo immaginifico castello, la cattedrale di St. Giles e i vicoli medievali che costeggiano il Royal Mile, un tempo falcidiati dalle epidemie e dagli incendi e poi recuperati negli ultimi cinquant’anni al punto da farli diventare un luogo di passaggio turistico. Dall’altro lato della ferrovia si accende la città nuova dell’illuminismo borghese, con i suoi palazzi neoclassici, eleganti e razionali, i giardini di Princes Street e l’austera The Mound, la strada della National Gallery che collega le due anime della capitale scozzese. Old Town e New Town: due facce diverse e a modo loro complementari, come la doppia vita di William Brodie, il diacono del XVIII secolo che di giorno era un rispettabile uomo d’affari e di notte di trasformava in rapinatore e giocatore d’azzardo. Dalla sua storia un altro grande scrittore scozzese, Robert Louis Stevenson, avrebbe tratto ispirazione per il suo capolavoro, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Gli infiniti saliscendi delle sue strade ci conducono verso i quartieri più eleganti della città nuova, costellati da parchi e palazzi georgiani. Al civico 17 di Heriot Row c’è la casa in cui lo stesso Stevenson trascorse gli anni della gioventù, prima di imbarcarsi per le Americhe. Appena un paio di isolati più in là, superata la cattedrale cattolica di St. Mary, si trovava un tempo l’edificio di Picardy Place dove nacque Sir Arthur Conan Doyle. Oggi possiamo soltanto immaginarlo, perché negli anni ‘60 è stato demolito insieme a una lunga schiera di antichi palazzi. Al suo posto c’è una statua che commemora lo scrittore ritraendo il suo personaggio più famoso, Sherlock Holmes. In epoca recente un altro edimburghese-doc, il contemporaneo Irvine Welsh, avrebbe individuato nella vicina area di Leith Walk lo scenario del suo romanzo Trainspotting, destinato a diventare uno dei film britannici di culto del XX secolo.
Il cuore della capitale scozzese può essere percorso lentamente a piedi come se fosse un libro, dal genere ogni volta diverso: un racconto d’avventura, un romanzo medievale, un mistero poliziesco o una saga fantasy. J.K. Rowling si lasciò ispirare da molti luoghi della città per l’ambientazione della saga di Harry Potter. All’inizio degli anni ‘90, prima di raggiungere la fama planetaria, aveva l’abitudine di fermarsi lunghe ore a scrivere in una caffetteria vicina al National Museum, l’Elephant House. Una targa sulla facciata del locale ricorda altri scrittori che sono stati suoi clienti abituali prima che un incendio lo danneggiasse gravemente, un anno fa. Sono Alexander McCall Smith, che ha ambientato proprio in questo quartiere i suoi fortunati romanzi della serie 44 Scotland Street, e Ian Rankin, l’ideatore del burbero ispettore Rebus che ama fermarsi a bere in un pub qui vicino, l’Oxford Bar di Young Street. Non stupisce che nel 2004 Edimburgo sia stata scelta dall’Unesco per diventare la prima città europea della letteratura. Da allora la sua vocazione letteraria si è fatta sempre più forte, anche per la sua innata capacità di organizzare eventi e iniziative legate al mondo dei libri. Su tutte l’Edinburgh Book Festival, che nella seconda metà di agosto richiama ogni anno in città i migliori scrittori e drammaturghi di lingua inglese e va in scena parallelamente al celebre Fringe Festival, quest’anno tornato finalmente ai fasti pre-pandemia. Ma anche a riflettori spenti si percepisce quanto sia profondo il legame di Edimburgo con la letteratura. Lungo il celebre Royal Mile, l’affollata strada che taglia in due la città vecchia collegando il palazzo reale di Holyrood all’antica fortezza medievale, sorgeva un tempo la tipografia in cui venne data alle stampe la prima edizione dell’Enciclopedia Britannica, datata 1768-1771. Qualche anno dopo prese casa da queste parti un giovane aspirante poeta giunto in città per sottoporre le sue opere ai più noti letterati dell’epoca. Il suo nome era Robert Burns, qualcuno lo definì “il contadino istruito dal cielo” e di lì a poco sarebbe diventato il poeta nazionale scozzese, celebrato anche con un piccolo tempio circolare issato su una delle alture che circondano la città. Walter Scott, Robert Louis Stevenson e Robert Burns rappresentano per la Scozia una trinità letteraria che ha il proprio pantheon nel Writers’ Museum, un piccolo e suggestivo spazio museale che si affaccia su una strada laterale del Royal Mile e offre un interessante percorso nella vita e nell’opera di questi tre grandi artisti della letteratura internazionale. Al suo interno una mostra permanente espone alcune preziose prime edizioni dei loro manoscritti oltre a ritratti, cimeli e oggetti personali. Tra i pezzi forti della collezione spiccano la macchina da stampa che Scott utilizzò nel 1814 per imprimere Waverley, la scrivania personale di Robert Burns, la copia originale del primo saggio scritto da Stevenson all’età di 17 anni oltre a numerosi ricordi personali dei viaggi compiuti dall’autore de L’isola del tesoro in tutto il mondo. L’adiacente Makars’ Court ospita, in un cortile a cielo aperto, un lastricato a mosaico dove ogni tessera commemora nella pietra i protagonisti della letteratura locale con brevi citazioni e aforismi. Il percorso a piedi nella città-libro potrebbe proseguire ancora a lungo ma forse rischierebbe di far credere che Edimburgo si sia limitata perlopiù a storicizzare le glorie letterarie del passato. Niente di più falso. Per averne conferma basta recarsi per esempio allo Scottish Stoytelling Centre in High street, il più importante centro europeo interamente dedicato all’arte della narrazione. È un grande laboratorio letterario che dal 2006 offre un approccio creativo alla valorizzazione e alla diffusione della letteratura e negli anni è diventato una straordinaria fucina di nuovi talenti.

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