Gerry Conlon 1954-2014

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Eri un uomo buono, Gerry, e molti a Belfast e nel resto dell’Irlanda da oggi in poi sentiranno la mancanza del tuo sorriso da eterno ragazzo, della tua ironia e della forza che sei riuscito a trovare dentro di te quando i rappresentanti di un potere postcoloniale corrotto e spietato hanno deciso di trasformarti nel capro espiatorio del loro razzismo, costringendoti ad affrontare un’ingiustizia che sarebbe stata troppo grande e insopportabile per chiunque. Eri molto diverso da come ti avevano rappresentato al cinema, nel film “Nel nome del padre”, Gerry. Quindici anni di carcere da innocente, da vittima del peggior errore giudiziario della storia britannica, la morte del tuo amato padre in carcere – anche lui innocente e intrappolato nello stesso tragico complotto di una pseudogiustizia talmente xenofoba da far invidia alle peggiori dittature sudamericane – avrebbero distrutto chiunque. E infatti per un periodo, dopo il tuo clamoroso rilascio nel 1989, sembrava che ti fossi perso per sempre. Nell’alcol e nella droga. Quello che avevano fatto a te e alla tua famiglia, Gerry, era troppo terribile per poter essere metabolizzato e dimenticato solo con il ritorno alla libertà. Ma poi, forse anche grazie a quel film, eri riuscito a trovare dentro di te la forza di combattere ancora, per il tuo futuro e per quello delle tante vittime di errori giudiziari, che ancora oggi, seppur con modalità e in contesti differenti, continuano a soffrire nelle carceri britanniche e irlandesi. Avevi deciso che la tua vicenda e quella degli altri Guildford Four poteva e anzi doveva diventare un esempio e un monito per tutti i casi simili. Che tutte le volte che c’era da lottare contro un’ingiustizia – presente o passata – in Irlanda tu dovevi essere lì. Con la tua voce, con la tua presenza, con la tua storia. Sei diventato un eroe, Gerry. Senza volerlo e senza neanche rendertene conto. Per questo non ti dimenticheremo mai.
RM

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