Eleanor Roosevelt, la parabola di un vero leader

Avvenire, 17 aprile 2021

Il 17 novembre 1962 oltre diecimila persone si radunarono a New York per partecipare alla cerimonia in ricordo di Eleanor Roosevelt, deceduta alcuni giorni prima all’età di 78 anni. A recitare l’elogio funebre fu Adlai Stevenson, membro di spicco del partito democratico e candidato alle presidenziali nel 1952 e nel 1956, il quale non si limitò a descriverla – come fecero molti giornali dell’epoca – “ex First Lady”, “great humanitarian” o come una delle donne più popolari del mondo. La vedova dell’ex presidente Usa Franklin Delano Roosevelt, disse Stevenson, “aveva avuto una comprensione vivace e arguta della natura dei processi democratici, era stata una stratega politica di prim’ordine con un brillante senso dell’umorismo, un’ottima combattente e una realista compassionevole ma non incline al sentimentalismo”. Continua a leggere “Eleanor Roosevelt, la parabola di un vero leader”

Sacco e Vanzetti, la riscoperta delle lettere anarchiche

Articolo uscito oggi su “Left”

Ottantacinque anni dopo la condanna a morte dei due attivisti italiani, vengono pubblicati i loro scritti dal carcere. Rivelando il percorso che aveva portato i due manovali immigrati in America a maturare una profonda coscienza politica.

«Se non fosse per questi fatti, sarei potuto morire inosservato, sconosciuto, un fallimento. Ora non siamo un fallimento. Mai nella nostra intera vita potevamo sperare di fare così tanto lavoro per la tolleranza, per la giustizia, per la mutua comprensione tra gli uomini, come ora facciamo per accidente. Questa agonia è il nostro trionfo». Così scriveva poco prima di morire Bartolomeo Vanzetti, il cui nome era destinato a diventare – insieme a quello di Nicola Sacco – un simbolo immortale della lotta contro l’ingiustizia del potere, mostrando al mondo il volto più spietato e brutale del capitalismo statunitense. Dopo la fine della Prima guerra mondiale, la crociata lanciata dal presidente Woodrow Wilson contro la “minaccia sovversiva” aveva preso di mira i socialisti, gli anarchici, gli stranieri e chiunque non fosse in qualche modo assimilato alla cultura dominante. Nel gennaio 1920, in soli cinque giorni, furono compiute operazioni di polizia in decine di città statunitensi che portarono all’arresto di circa diecimila attivisti politici. In un clima di caccia alle streghe senza precedenti, tra scioperi, scontri e manifestazioni di protesta, i due anarchici italiani diventarono i capri espiatori perfetti. Arrestati in un primo momento per possesso di armi e materiale di propaganda considerato sovversivo, Sacco e Vanzetti furono poi accusati di rapina e duplice omicidio e sottoposti a un calvario giudiziario lungo sette anni. Il tragico epilogo della loro vicenda – raccontata magistralmente nel 1971 da uno splendido film di Giuliano Montaldo con Gianmaria Volonté – fu scritto dai giudici razzisti e corrotti che li mandarono sulla sedia elettrica nell’agosto 1927, incuranti della totale assenza di prove e di una clamorosa testimonianza che li scagionava. Continua a leggere “Sacco e Vanzetti, la riscoperta delle lettere anarchiche”