Dall’Etiopia a Salò, le galere del fascismo

Avvenire, 18 luglio 2020

“Fui sbattuto in cella nel campo di prigionia di Danane insieme ai criminali comuni. C’era una sola latrina per quasi duecento prigionieri, da mangiare ci davano cibo avariato e pieno di vermi. Se ci lamentavamo, le guardie dicevano che stavano eseguendo ordini ricevuti dall’alto”. Nel 1937 il giudice della Corte Suprema di Addis Abeba, Michael Bekele Hapte, fu arrestato insieme a molti suoi connazionali dopo il fallito attentato al viceré d’Etiopia Rodolfo Graziani. Tra gli etiopi incarcerati nella rappresaglia c’erano persino bambini come Imru Zelleke, che aveva appena dodici anni quando fu assegnato alle pulizie dell’infermeria del carcere. “Molti detenuti si ammalarono di malaria, di tifo, di scorbuto e di dissenteria”, ricorda Zelleke, che in seguito sarebbe diventato ambasciatore del suo paese. “Oltre seimila persone furono detenute a Danane e meno della metà di esse riuscì a sopravvivere in quelle condizioni”. Le memorie e le testimonianze dirette della vergognosa campagna fascista in Etiopia sono uno dei tasselli che compongono l’approfondito database del centro di documentazione on-line “I campi fascisti. Dalle guerre in Africa alla Repubblica di Salò” consultabile su internet all’indirizzo www.campifascisti.it. Continua a leggere “Dall’Etiopia a Salò, le galere del fascismo”