Avvenire, 8.10.2017
Sembra di essere tornati tristemente indietro nel tempo a Belfast, dove nei giorni scorsi un gruppo di famiglie cattoliche dell’area di Ravenhill, alla periferia meridionale della città, è stato costretto ad abbandonare le proprie abitazioni nel cuore della notte a causa delle intimidazioni ricevute dai paramilitari lealisti dell’Ulster Volunteer Force. “Ci minacciano perché siamo cattolici”, ha spiegato uno dei residenti, “ci hanno detto che se non avessimo lasciato le nostre case, ce ne saremmo pentiti amaramente”. La polizia dell’Irlanda del Nord ha confermato di essere a conoscenza del rischio di un possibile attacco nei loro confronti ma ha anche ribadito di non essere in grado di identificare gli autori delle minacce. Un paio di giorni dopo, le quattro giovani famiglie cattoliche hanno potuto fare ritorno nelle loro case, scortate dagli agenti, ma soltanto per raccogliere le proprie cose. Da circa un anno vivevano in questa nuova zona residenziale mista che era stata realizzata appositamente per permettere a cattolici e protestanti di convivere in base a un progetto dell’esecutivo di Stormont, che è bloccato dall’inizio dell’anno da uno stallo politico apparentemente irrisolvibile. Durante l’estate, sui lampioni di Cantrell Close – la strada dove vivevano le quattro famiglie – erano state esposte le bandiere lealiste dei paramilitari dell’UVF, col chiaro intento di intimidire i residenti cattolici. Una provocazione che aveva peraltro ottenuto il via libera della parlamentare Emma Little-Pengelly, neoeletta nelle file del partito unionista protestante del DUP, che ha cercato di minimizzare l’accaduto. “All’inizio dell’estate ho parlato con decine di famiglie della zona – ha spiegato Little-Pengelly, che è anche figlia di un ex leader dei paramilitari lealisti – e molte persone mi hanno detto di essere favorevoli alla presenza dei vessilli dell’Ulster Volunteer Force perché li sentono parte delle loro tradizioni”. Ma giorni fa un portavoce dell’ente per l’assegnazione degli alloggi popolari ha confermato la gravità della crisi, raccontando che molte famiglie dell’area si presentano nei loro uffici per denunciare minacce e chiedere di essere trasferite. Quanto accaduto a Cantrell Close ha suscitato una reazione unanime da parte dei leader politici di tutti i partiti nordirlandesi, che hanno firmato una dichiarazione congiunta di condanna. “Non possiamo permettere che qualcuno riporti l’orologio indietro al 1969”, ha commentato Máirtin Ó Muilleoir, deputato del Sinn Féin ed ex sindaco di Belfast. “L’UVF dovrebbe aver cessato le proprie attività in seguito all’accordo di pace, eppure la polizia stessa ritiene che sia ancora in attività”. Ieri le bandiere sono state rimosse dalla strada, tra le proteste di alcuni residenti, uno dei quali, intervistato dal Belfast Telegraph, ha detto: “non capisco perché vogliono costringere cattolici e protestanti a vivere insieme, non funzionerà mai”.
RM