Genocidi ‘reciproci’? Meglio risarcire le vittime

Entro l’inizio del 2015 la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja emetterà la sentenza sulle reciproche accuse di genocidio che si sono scambiate Serbia e Croazia. Entrambi i paesi si dicono certi di vincere ma secondo la maggior parte degli esperti e dei giuristi, dalla disputa in corso non emergerà nulla. Uno di questi è Marko Milanović, docente di diritto internazionale all’università di Nottingham, che intervenendo sull’Economist ha affermato che il risultato del processo è già determinato, e che non c’è stato alcun genocidio. Nei suoi 70 anni di vita la Corte non ha mai condannato uno stato per genocidio (neanche la sentenza del 2007 su Srebrenica ha ritenuto responsabile lo stato serbo). Sta di fatto che questa disputa tra Serbia e Croazia conferma l’inefficacia sempre più evidente degli strumenti a disposizione di una giustizia internazionale che appare incapace di favorire i processi di riavvicinamento tra i propoli dopo i conflitti del recente passato. Nei Balcani, nella fattispecie, i verdetti sono dall’opinione pubblica in termini di vittoria o sconfitta, quasi si trattasse di partite di calcio, senza affrontare un serio dibattito pubblico su quanto avvenuto. Giudicare solo ed esclusivamente i crimini commessi dagli altri è inutile, se non addirittura controproducente. Invece di affrontarsi nei tribunali per cercare di dimostrare di essere stati vittime, o di aver sofferto più del proprio vicino, Zagabria e Belgrado dovrebbero invece aiutare e indennizzare i sopravvissuti e cercare di spiegare come quei crimini siano stati possibili. Attiverebbero così processi assai più utili e costruttivi per costruire un futuro condiviso basato sulla giustizia, la pace e il rispetto dei diritti e della memoria.
RM

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