In memoria di Andrej Mironov

elenco_188310“Alla mia cara amica e collega Anna Politkovskaja è andata molto peggio”, ci aveva detto nell’intervista che ci rilasciò per Avvenire nel gennaio scorso. Andrej Mironov si riferiva al fatto che la nota giornalista russa era stata assassinata per il suo impegno a difesa dei diritti umani, mentre lui era stato “solo” condannato a quattro anni di carcere e tre di esilio interno da scontare in un campo di lavoro in Mordovia, riservato agli autori di crimini contro lo stato particolarmente pericolosi. Non erano gli anni dei gulag staliniani, ma quelli della perestrojka di Gorbaciov, alla metà degli anni ‘80. Il suo “crimine” era stato quello di aver distribuito clandestinamente un romanzo, I racconti di Kolyma di Varlam Šalamov, un potente atto d’accusa contro i gulag. Mironov è stato ucciso da un colpo di mortaio il 24 maggio scorso in Ucraina, dove si trovava insieme al fotografo italiano Andrea Rocchelli. L’aveva portato là il suo attivismo quasi missionario per i diritti umani. Aveva lavorato per lunghi anni nell’organizzazione non governativa Memorial, era stato in Tagikistan, in Afghanistan, nel Caucaso. Nel 2003, dopo aver più volte promosso incontri tra rappresentanti ceceni e parlamentari russi per favorire una soluzione pacifica del conflitto, era stato aggredito nel centro di Mosca e gravemente ferito. Nel dicembre dell’anno scorso aveva preso parte, ospite di Amnesty International, a una serie d’incontri pubblici in Italia, tra cui uno a Firenze, dove aveva parlato della drammatica situazione attuale in Russia. Ciao Andrej. Il tuo coraggio, il tuo impegno e la tua passione ci mancheranno.
RM