di Roberto Morozzo Della Rocca
Ogni anno le Giornate della memoria sono occasione per allargare l’abbraccio della memoria dalla Shoah e dalle Foibe istriane ad altre tragedie dello stesso periodo storico. Non tra le minori, ma fra le meno conosciute in Italia, vi è la tragedia della Jugoslavia. Qui nel 1941-1945 un milione e mezzo di persone perse la vita in lotte fratricide, in combattimenti di tutti contro tutti con molteplici e sanguinari protagonisti: ustascia croati, cetnici serbi, musulmani, occupanti tedeschi, partigiani, movimenti nazionalisti vari.
I serbi furono oggetto di genocidio nel cosiddetto Stato Indipendente Croato degli ustascia di Ante Pavelic (la metà circa della minoranza serba venne massacrata). Croati e musulmani furono pure vittime della reazione serba. Medie numeriche tra i vari studi indicano 600.000 serbi, 200.000 croati e 80.000 musulmani periti nei soli territori dello Stato ustascia. Dove funzionava un lager atroce: Jasenovac. Se ad Auschwitz si uccideva modernamente col gas, a Jasenovac si torturava e si uccideva come nell’età della pietra, con asce e coltelli. Tito vietò che di questi orrori si parlasse. Temeva il risorgere dell’odio tra i popoli jugoslavi. «Fratellanza e unità» era lo slogan di regime. In realtà tutti sapevano e ricordavano. Forse Tito non aveva i mezzi per elaborare i lutti della guerra. La grammatica della riconciliazione e del perdono non era nella sua cultura. Continua a leggere “Balcani 1941, il genocidio che divide”