La vera storia di Mala, l’angelo di Auschwitz

Avvenire, 27 giugno 2019

La giovane ebrea di origini polacche Mala Zimetbaum ebbe il coraggio di sfidare i nazisti nell’orrore di Auschwitz, si ribellò con tutte le sue forze alla disumanizzazione e riuscì a conservare anche nelle condizioni più estreme i sentimenti di amicizia, affetto, solidarietà e altruismo. La sua storia – già raccontata in passato da libri e film che ne avevano romanzato alcuni tratti – è stata ricostruita nel dettaglio nell’ultimo libro dello storico Frediano Sessi, L’angelo di Auschwitz (Marsilio). Durante la Seconda guerra mondiale Mala viveva con la sua famiglia ad Anversa. Fu lì che il 22 luglio 1942 venne arrestata nel corso di una retata e venne portata nel famigerato forte Breendonk, il centro di raccolta allestito dai nazisti alla periferia della città belga. Aveva 24 anni e parlava già fluentemente il francese, l’inglese, il tedesco e il russo, oltre al polacco e all’yiddish. Una volta deportata ad Auschwitz-Birkenau fu incaricata di svolgere le mansioni di interprete e portaordini dalla responsabile SS del campo femminile, la temutissima Maria Mandel. Ciò comportò per lei condizioni di vita migliori, cibo di buona qualità, vestiti puliti, la dispensa dalla rasatura dei capelli e la possibilità di movimento all’interno del lager. Entrò a far parte dei cosiddetti “Prominenten”, i detenuti privilegiati che – come precisa Sessi – si comportavano spesso con una durezza e un rigore maggiore delle stesse SS. Mala decise invece di sfruttare la sua posizione di privilegio per proteggere chi si trovava in difficoltà e aiutare il maggior numero di donne e uomini a sopravvivere. Svolse gran parte del suo lavoro di soccorso nell’infermeria del lager, che era spesso l’anticamera della morte, ma non si limitò a fornire aiuto, cibo e assistenza alle donne recluse, che in lei trovarono una luce nel buio della segregazione. Riuscì infatti anche a infondere speranza in molte di loro, tramutando il suo operato in una vera azione di resistenza. Già biografo di Primo Levi e Anna Frank, grande esperto dell’universo concentrazionario nazista, Sessi ha raccolto un’enorme quantità di testimonianze e materiale d’archivio per tracciare un profilo il più possibile completo di una donna che il 24 giugno 1944 si rese anche protagonista di una memorabile evasione da Auschwitz dall’esito drammatico. La rocambolesca fuga di Mala e del giovane prigioniero politico Edek Galinski durò tredici giorni, al termine dei quali i due vennero individuati e arrestati di nuovo, riportati al campo e rinchiusi nelle celle di isolamento dove restarono per oltre due mesi tra privazioni, torture e violenze indicibili. La storia di Mala sfuma nella leggenda e la sua drammatica fine resta in parte avvolta dal mistero. Il libro si conclude riportando le varie testimonianze, talvolta discordanti, sulla morte di colei che fu la dimostrazione vivente del fallimento di chi voleva distruggere l’umanità e il senso di solidarietà negli uomini e nelle donne rinchiuse nei campi di sterminio. “L’umanesimo di Mala – conclude Sessi – ha diritto a un posto d’onore, come faro che illumina la storia e le nostre vite, per la sua moralità e serietà che, decisamente, pongono un limite tra ciò che è possibile e ciò che è lecito, e non solo in condizioni estreme, perfino a costo del sacrificio della vita”.
RM