“C’è una crudele ironia nel fatto che l’Irlanda del Nord venga presentata come un modello di successo quando molte famiglie delle vittime in realtà considerano il modo in cui sono state trattate un fallimento“.
Le vittime del conflitto in Irlanda del Nord sono “vergognosamente deluse” da un approccio con il passato viziato e frammentario, ha dichiarato oggi Amnesty International in occasione della pubblicazione di un nuovo rapporto.
Il rapporto Irlanda del Nord: è ora di affrontare il passato rimprovera al governo del Regno Unito e ai partiti politici nordirlandesi la mancanza di volontà politica per far emergere la verità e fare giustizia. Quindici anni dopo l’accordo del Venerdì Santo di Belfast e a una settimana dall’avvio di nuovi importanti colloqui, il rapporto di 78 pagine rivela che le aspettative delle vittime e delle loro famiglie sono state tradite da vari successivi tentativi di indagare sugli abusi. L’incapacità di trovare un approccio onnicomprensivo per affrontare il passato ha contribuito alla divisione del tessuto sociale che in Irlanda del Nord è ancora molto marcata, ha evidenziato Amnesty. Il rapporto, lanciato oggi a Belfast, giunge poco prima dell’inizio dei negoziati trasversali presieduti dall’ex inviato americano in Irlanda del Nord, Richard Haass, per affrontare l’eredità del passato e altri argomenti controversi quali i cortei e le bandiere. John Dalhuisen, direttore del programma Europa e Asia Centrale di Amnesty International, ha dichiarato: “Le vittime e le loro famiglie sono state vergognosamente deluse da inadeguati tentativi di arrivare alla verità su quanto è accaduto in Irlanda del Nord. “Vi è una crudele ironia nel fatto che l’Irlanda del Nord venga presentata come un modello di successo quando molte famiglie delle vittime ritengono che il modo in cui sono state trattate sia un fallimento. “Negli ultimi 10 anni, un coacervo di misure, tra cui anche indagini isolate, non è riuscito a stabilire la piena verità sulle violazioni e le violenze del passato, lasciando molte delle vittime ancora in attesa di giustizia. “Il governo britannico e tutti i partiti politici dell’Irlanda del Nord ora devono prendere il toro per le corna e accordarsi per un nuovo approccio che possa occuparsi nel modo più completo degli avvenimenti del passato”.
Il rapporto rileva che, sebbene esistano numerosi meccanismi eterogenei e isolati istituiti per esaminare eventi separati, le loro intrinseche limitazioni e la ristrettezza dei loro mandati ha significato che essi non sono in grado – neppure se agissero tutti insieme – di fare piena luce sulle violazioni dei diritti umani e gli abusi commessi da entrambe le parti durante un trentennio di violenza politica.
Durante i “Troubles” in Irlanda del Nord furono uccise più di 3600 persone e più di 40.000 vennero ferite. Nella maggior parte dei casi nessuno è mai stato chiamato a risponderne. Il rapporto di Amnesty International mostra come le famiglie abbiano vissuto in prima persona il fallimento delle inchieste effettuate dalla Gruppo per le inchieste storiche della polizia dell’Irlanda del Nord, dall’ufficio del Difensore civico per le attività della polizia e da vari medici legali, ognuna delle quali aveva un mandato limitato e ha spesso lasciato le famiglie con più domande che risposte. James Miller, il cui nonno David Miller fu ucciso insieme ad altre otto persone a Claudy nel 1972, in un attentato attribuito all’Ira, ha dichiarato: “Si dice che stiano aspettando che moriamo. Ma la prossima generazione continuerà a fare domande su quanto è successo. Prendete me, quello che è stato ucciso era mio nonno, ma io continuo ancora a chiedere la verità”.
Peter Heathwood fu colpito da alcuni uomini armati, sospettati di essere lealisti, che nel settembre 1979 lo aggredirono a casa sua e da allora è rimasto paralizzato. Suo padre, Herbert Heathwood, ebbe un attacco di cuore e morì durante l’aggressione. Peter afferma: “La gente dice ‘dimentichiamo il passato e andiamo avanti, è successo 30 anni fa’. È una stupidaggine bella e buona. In Irlanda del Nord il passato è il presente. Se non affrontiamo il passato, i miei nipoti dovranno di nuovo soffrire per questo, e non voglio che vada così. Siamo persone ferite, siamo le cicatrici viventi della società e abbiamo bisogno che venga riconosciuto ciò che abbiamo sofferto”. Amnesty International chiede l’istituzione di un meccanismo globale di revisione del conflitto nel suo insieme, che possa stabilire la verità sulle violazioni dei diritti umani e ne determini le responsabilità”. Un meccanismo del genere deve anche esaminare gli abusi subiti dalle persone gravemente ferite e dalle vittime di tortura e altri maltrattamenti, che troppo spesso sono state escluse dai procedimenti esistenti, ha dichiarato l’organizzazione per i diritti umani. Un meccanismo così strutturato sarebbe un importante passo avanti verso la fine dell’impunità per le violazioni dei diritti umani e le violenze in Irlanda del Nord e potrebbe contribuire a sanare le divisioni del tessuto sociale.
Amnesty International ha effettuato ricerche sui 30 anni di conflitto politico in Irlanda del Nord documentando una serie di violazioni dei diritti umani e violenze, tra cui omicidi illegittimi, tortura e altri maltrattamenti, rapimenti e processi iniqui. Amnesty International chiede indagini efficaci e la possibilità per le vittime di godere del diritto al rimedio e alla riparazione. Questo rapporto si basa sulle ricerche condotte da Amnesty International negli ultimi 18 mesi, che hanno compreso incontri e 47 lunghe interviste con parenti di persone uccise provenienti da comunità diverse e con persone gravemente ferite durante il conflitto.