Il futuro del Sudafrica si decide ai funerali

Venerdì di Repubblica, 26.5.2017

I leader politici di successo, in Sudafrica, devono saper parlare anche ai morti. Nel dicembre prossimo l’African National Congress, il partito che governa il paese dalla fine dell’apartheid, terrà il suo congresso per eleggere il successore di Jacob Zuma, presidente dal 2007, ma se le regole interne non saranno cambiate in corsa, i candidati non potranno svolgere campagna elettorale usando i metodi tradizionali. Nello statuto del partito che fu di Nelson Mandela vige infatti ancora una regola risalente ai tempi lontani in cui l’Anc era un movimento di resistenza clandestino, e che vieta ai suoi leader la partecipazione a comizi e manifestazioni politiche. Per aggirare una norma del tutto anacronistica, che fu varata per motivi di sicurezza e dovrebbe essere presto abolita, i candidati hanno però studiato un metodo ingegnoso. Partecipano con assiduità alle funzioni religiose, alle cerimonie funebri e alle tumulazioni, trasformandole in opportunità per fare proseliti, con il ricordo del ‘caro estinto’ che sfocia spesso in un vero e proprio intervento politico dal pulpito, senza dare troppo nell’occhio. La campagna elettorale al cimitero è infatti un’arte raffinata: bisogna saper lanciare un messaggio conciso ed efficace ma senza farlo apparire un comizio, per non incorrere nelle sanzioni disciplinari previste dal regolamento del partito. La “star” di questo modo alternativo di fare propaganda elettorale è Nkosazana Dlamini, una delle mogli dell’attuale presidente Zuma, che pare anche intenzionata a succedergli alle presidenziali del 2019.

Nkosazana Dlamini

Ma il suo rivale più accreditato alla presidenza dell’Anc, l’attuale vicepresidente Cyril Ramaphosa, non è da meno: qualche settimana fa ha aperto la sua campagna elettorale ‘sotto copertura’ pronunciando un accorato discorso politico durante una conferenza in memoria di Chris Hani, un leader della lotta anti-apartheid assassinato nel 1993.
RM

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