Avvenire, 11 febbraio 2020
Nelle stesse ore in cui la tempesta Ciara soffiava forte sull’isola, l’uragano Sinn Féin si è abbattuto sulla politica irlandese rompendo il duopolio che per quasi cento anni – dalla nascita dello stato indipendente – ha sempre portato al governo uno dei due partiti centristi, il Fine Gael del premier uscente Leo Varadkar e il Fianna Fail. I repubblicani di sinistra del Sinn Féin hanno ottenuto la percentuale di voti più alta della loro storia e sono oggi il primo partito nella Repubblica, un risultato che accelera l’avvicinamento tra le due Irlande e aumenta le probabilità di una riunificazione dell’isola, poiché il referendum per l’unità è uno dei punti centrali del programma di Sinn Féin. Gli elettori irlandesi si sono identificati nel messaggio di cambiamento lanciato dalla sua leader Mary Lou McDonald, che nel 2018 ha preso il posto occupato per oltre tre decenni da Gerry Adams. Finora McDonald aveva però raccolto solo sconfitte sia a livello locale, che alle europee e alle presidenziali dell’anno scorso, dove la candidata di Sinn Féin era arrivata appena al 6%. Ma a queste elezioni il suo partito ha ottenuto invece il 24,5% e ha conquistato 37 seggi, allargando il proprio consenso in tutto il paese. Un’affermazione che sarebbe risultata ancora più netta se la leadership del partito non avesse presentato soltanto 42 candidati, ritenendo improbabile un trionfo simile. “Non si tratta di una rivoluzione ma di un’evoluzione, che per Sinn Féin è andata ben oltre il consolidamento”, ha commentato lapidaria Theresa Reidy, analista elettorale dell’università di Cork. A rivelarsi vincente è stata la scelta di incentrare il programma sulla grave emergenza abitativa, la sanità, il taglio dei costi pubblici e l’abbassamento dell’età pensionabile. Fianna Fail e Fine Gael si sono fermati rispettivamente al 22 e al 21%, il gruppo degli Indipendenti al 15,4%, i Verdi al 7%, i laburisti al 4,4%. Lo scontento degli elettori verso quelli che fino a ieri erano i due principali partiti è apparso evidente in una delle circoscrizioni di Cork, all’estremo sud del paese. Qui il 31enne Donnchadh Ó Laoghaire, un candidato quasi sconosciuto di Sinn Féin, ha ottenuto più voti del leader di Fianna Fail, Michéal Martin e dell’ex ministro degli esteri Simon Coveney, di Fine Gael. Tuttavia lo scenario politico che si apre da oggi a Dublino appare incerto, perché Sinn Féin non ha i numeri per governare da solo e dar vita a un esecutivo di coalizione sarà tutt’altro che facile. Fine Gael ha escluso categoricamente un’alleanza con Sinn Féin e fino a due giorni fa anche il Fianna Fail era sulla stessa linea, ma poi il suo leader Michéal Martin non ha escluso la possibilità di trovare un accordo. Nel 2016 per formare un governo ci vollero due mesi e mezzo di consultazioni e anche stavolta non sarà facile. Al momento un governo Sinn Féin-Fianna Fail appare l’ipotesi più probabile ma non è escluso un ritorno immediato alle elezioni.
RM