“Bobby Sands non fu un eroe, ma un terrorista”

Il delirio del premier nordirlandese Peter Robinson

Fino ai primi anni ’90 l’assai poco compianta Margaret Thatcher definì ‘terrorista’ uno come Nelson Mandela. Allo stesso tempo intrattenne rapporti di grande stima e amicizia con Augusto Pinochet fino alla fine dei suoi giorni. Due esempi che ci fanno capire quanto possa essere opinabile, almeno secondo alcuni, il ruolo svolto dai grandi personaggi nella dinamica storica del proprio paese. Ma oggi le parole pronunciate dal primo ministro nordirlandese Peter Robinson appaiono tanto grottesche quanto inopportune. Alla vigilia del 32° anniversario della morte per sciopero della fame di Bobby Sands, simbolo della lotta di liberazione dell’Irlanda, Robinson non ha trovato niente di meglio che sentenziare: “Sands non fu un eroe, ma un terrorista”. Con la sua affermazione sciocca e controproducente il primo ministro ha dimostrato che il percorso verso la creazione di una società in grado di fare i conti con il proprio passato è ancora lunga e difficile. Da oltre trent’anni Sands viene ricordato e celebrato in tutto il mondo per il suo straordinario coraggio che lo portò – insieme a nove suoi compagni di lotta – a preferire la morte alla privazione della libertà. Dietro le sbarre del carcere-lager di Long Kesh ebbe la forza di diventare un leader e un esempio per le giovani generazioni e mentre si trovava agonizzante nel letto d’ospedale della prigione fu eletto al parlamento di Westminster con oltre 30.000 voti.
Quanto al miserabile politicante unionista che oggi ricopre la poltrona di Primo ministro dell’Irlanda del Nord, la sua storia appare quella di un microbo insignificante a confronto con la monumentale figura di Bobby Sands. Robinson è infatti cresciuto all’ombra del settarismo più feroce, come delfino del reverendo unionista Ian Paisley. I momenti più memorabili della sua carriera politica lo vedono alla testa di qualche centinaio di facinorosi che nel 1986 attaccarono una stazione di polizia nella contea di Monaghan, nella Repubblica d’Irlanda, per protestare contro l’accordo angloirlandese siglato l’anno prima. Il futuro premier fu allora costretto a pagare una multa di qualche migliaio di sterline e con quella riuscì a scampare il carcere. Qualche mese più tardi ricompare alla testa di Ulster Resistance, un gruppo semiclandestino dedito al contrabbando di armi dal Sudafrica. Fucili, granate e armi leggere che sarebbero andate ad incrementare la potenza di fuoco delle formazioni paramilitari lealiste per lunghi anni colluse coi servizi di sicurezza britannici. Peter Robinson: non un premier, ma un miserabile.
RM

Peter Robinson fotografato nel 1984 in visita al confine tra Israele e il Libano con un fucile automatico
Peter Robinson fotografato nel 1984 in visita al confine tra Israele e il Libano con un fucile automatico

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