(di Alessandro Michelucci)
Era soltanto questione di tempo: bastava aspettare, ma era certo che prima o poi sarebbe arrivata la conferma di quello che molti temevano. Il Kosovo, lo stato-fantoccio nato nel febbraio 2008, è stato accusato di non rispettare i diritti delle numerose minoranze presenti sul suo territorio: Bosniaci, Croati, Rom, Serbi, Turchi e altri. L’accusa è venuta dal Minority Rights Groups (MRG), una delle più autorevoli e longeve organizzazioni nate per difendere i diritti delle minoranze. Nel suo rapporto intitolato “Filling the Vacuum: Ensuring Protection and Legal Remedies for Minorities in Kosovo” il MRG specifica i punti dolenti della questione, fra i quali spiccano la limitazione dei diritti politici e la negazione di stutture didattiche nelle varie lingue minoritarie. Il rapporto aggiunge che “questo, insieme alle difficili condizioni economiche, sta costringendo molti membri delle comunità minoritarie, fra i quali Bosniaci e Turchi, a lasciare il Kosovo”. Alcune settimane prima l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) aveva pubblicato un rapporto dove criticava duramente il comportamento della polizia kosovara nei confronti delle minoranze. A questo punto si impone una riflessione. I paladini dell’occidentalismo (cioè degli Stati Uniti) hanno sostenuto l’indipendenza del Kosovo sottolineando (giustamente) che in passato la minoranza albanese era stata vessata dalla maggioranza serba. Se questa posizione non fosse stata strumentale, quindi, adesso dovrebbero preoccuparsi delle altre minoranze. Ma non lo faranno.