Serve un museo sulla storia del colonialismo

da Avvenire


Quella che Joseph Conrad definì “la più grande corsa al saccheggio che abbia mai sfigurato la storia della coscienza umana” fu persino musealizzata per volere del suo principale ispiratore. Nei giorni dell’esposizione universale di Bruxelles del 1897, re Leopoldo II del Belgio, divenuto l’unico proprietario del cosiddetto Stato Libero del Congo, fece allestire uno zoo umano nel parco della proprietà reale di Tervuren, alla periferia della capitale. Le popolazioni africane vennero messe in mostra come bestie rare: tre donne e quattro uomini morirono durante i giorni della manifestazione. I loro nomi sono rimasti incisi ancora oggi su lastre grigie all’ingresso del Museo reale dell’Africa centrale, la vetrina del possedimento personale del satrapo belga. Continua a leggere “Serve un museo sulla storia del colonialismo”

La lettera di Albert Einstein e Hannah Arendt sulla deriva fascista di Israele


Il 2 dicembre 1948 ventotto intellettuali ebrei, tra i quali Albert Einstein ed Hannah Arendt, inviarono una lettera alla redazione del New York Times per denunciare la deriva fascista imposta dal futuro primo ministro Menachem Begin alla natura dello Stato israeliano, fondato nel maggio dello stesso anno.

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Nella nuda terra dell’est il lato rimosso dell’Olocausto

Intervista allo storico Frediano Sessi da Avvenire

Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka. L’orrore della Soluzione finale nazista ebbe inizio lì, nella più remota periferia polacca, ai margini orientali dell’Europa. La macchina dello sterminio degli ebrei si mise in moto nell’estate del 1941, in concomitanza con l’invasione tedesca dell’Unione Sovietica, e poi si allargò come una metastasi al resto del Vecchio continente. Ma quei luoghi che testimoniarono la genesi della Shoah, in cui trovò la morte quasi un terzo del totale degli ebrei eliminati hanno subito un progressivo processo di rimozione che ne sta inesorabilmente cancellando la memoria.
«A differenza di Auschwitz-Birkenau, dov’è stato realizzato il museo più grande d’Europa sull’Olocausto, sui centri di sterminio della Polonia centrale e settentrionale non esistono testimonianze, le prove concrete sono scarse e per individuare tracce di ciò che accadde è necessario affidarsi alla ricerca archeologica». Continua a leggere “Nella nuda terra dell’est il lato rimosso dell’Olocausto”

“Il mio calvario in un gulag albanese”

Intervista a Fatos Lubonja, da Gariwo Magazine

Fatos Lubonja, uno degli intellettuali albanesi di maggior spicco, porta incise nel corpo e nell’anima le ferite dell’ultimo mezzo secolo di storia dell’Albania. Ai tempi del regime comunista pagò la sua dissidenza con diciassette anni di prigionia nei gulag del Paese, tornando libero solo dopo la fine della dittatura, nel 1991, ormai quarantenne. Scrittore e giornalista pluripremiato e apprezzato anche in Italia (alcuni anni fa si aggiudicò, tra l’altro, il premio Moravia), da oltre due decenni Lubonja vive stabilmente in Italia ma continua a frequentare l’Albania analizzando con lucidità sia gli orrori del passato che le contraddizioni della nuova democrazia albanese. Continua a leggere ““Il mio calvario in un gulag albanese””

Blinne, dall’Irlanda a Gaza in difesa delle vittime

Quando aveva appena dodici anni Blinne Ní Ghrálaigh trovò nella libreria di sua madre un opuscolo che mostrava la foto di una ragazza più o meno della sua età. Raccontava la storia di Majella O’Hare, una giovane studentessa irlandese che nel 1976 fu uccisa con un proiettile sparatole alla testa da un paracadutista britannico mentre stava camminando nelle vicinanze di un posto di blocco dell’esercito. “Le circostanze di quell’omicidio, la giovane età della vittima e il fatto che nessuno sia mai stato perseguito mi cambiarono la vita”, ha raccontato Ní Ghrálaigh qualche mese fa in un’intervista. Continua a leggere “Blinne, dall’Irlanda a Gaza in difesa delle vittime”

Tsinandali, una Borgogna sul Mar Nero

Avvenire, 12 gennaio 2024

reportage da Tsinandali (Georgia)


Il vento della storia soffia forte ai piedi delle montagne del Caucaso, incrocio di culture, lingue, religioni e civiltà millenarie. Quando fu annessa all’impero zarista circa due secoli fa, la Georgia entrò prepotentemente nell’immaginario russo e divenne fonte d’ispirazione per molti grandi scrittori, da Pushkin a Lermontov, da Pasternak a Cvetaeva. Eppure è sempre riuscita a mantenere ben salda la sua identità, quella di un Paese fieramente indipendente dalla cultura antichissima. A meno di cento chilometri a est della capitale Tbilisi, a circa un paio d’ore dal confine con la Russia, c’è un luogo che nel XIX secolo diventò un crocevia dell’élite intellettuale europea.
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L’amnistia di Londra riapre le ferite del Nord Irlanda

Avvenire, 6 gennaio 2024



“L’eredità dei Troubles resta una ferita aperta e un rimedio universale non esiste. Servono onestà, integrità e compassione. La riconciliazione richiede il ripristino delle relazioni, una paziente ricostruzione della fiducia basata sul coraggio di dire la verità, oltre a una grande tolleranza. Ma questa legge va in senso esattamente contrario e non farà altro che acuire le divisioni all’interno della società”. I due vescovi primati della chiesa d’Irlanda, il cattolico Eamon Martin e l’anglicano John McDowell, avevano lanciato l’allarme alcuni mesi fa in un documento congiunto, esprimendo grande preoccupazione per la nuova legge di amnistia con la quale Londra intendeva chiudere i conti con il doloroso passato dell’Irlanda del Nord. Ma le loro voci, come quelle della società civile e dei partiti dell’intera isola d’Irlanda, sono rimaste del tutto inascoltate.
Dopo un tormentato percorso legislativo durato quasi tre anni la Camera dei Comuni ha approvato in via definitiva il Northern Ireland Troubles (Legacy and Reconciliation) Act respingendo gli ultimi emendamenti proposti dai Lord.
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L’arte sospesa sul ponte di Mostar

Avvenire, 10 novembre 2023

da Mostar (Bosnia Erzegovina)


Da quassù, il Ponte vecchio abbattuto trent’anni fa e poi ricostruito non si vede. Lo Stari Most rimane nascosto in mezzo a un groviglio di antiche case ottomane del centro. All’ultimo piano dell’edificio abbandonato della Staklena banka c’è però la miglior visuale dall’alto su Mostar. Da qui si può esplorare attentamente quella parte del centro cittadino che non è stata ancora ricostruita. Osservare le ferite e le contraddizioni di un contesto urbano che è metafora delle persistenti divisioni sociali. I mostarini lo chiamano ancora “il palazzo di vetro”, anche se non c’è più alcuna traccia delle sue gigantesche vetrate blu. Sono saltate in aria tutte durante la guerra. Una decina di piani, circa trenta metri d’altezza, un profilo appuntito audace e avveniristico.
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A Gaza un genocidio sotto i nostri occhi


Il 28 ottobre 2023, Craig Mokhiber, già direttore dell’Ufficio di New York dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani presso le Nazioni Unite, si è dimesso dal suo incarico. Nella lettera riportata integralmente qui sotto, l’alto funzionario Onu spiega le ragioni del suo addio. Ripresa da importanti testate della stampa anglosassone come il Washington Post o The Guardian, ma quasi del tutto ignorata dai principali media italiani.


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