A Sarajevo il museo dell’infanzia ferita dalla guerra

Avvenire, 8 giugno 2022

Una boccetta di profumo, un fermacapelli colorato, un braccialetto di stoffa. È tutto quello che la piccola Naida è riuscita a conservare della sua amica Tina. I primi mesi dell’assedio di Sarajevo li avevano trascorsi insieme nello stesso palazzo, cercando di nascondere la paura dietro la voglia di vivere dei loro quindici anni. Fino a quella mattina di settembre del 1992, quando Tina fu colpita dalle schegge di una granata che esplose proprio dentro l’androne del palazzo. Naida ha conservato fino ai giorni nostri quei tre piccoli oggetti che le ricordano la loro grande amicizia e le serate trascorse nel seminterrato dell’edificio dove avevano allestito una specie di discoteca usando la batteria di un’automobile. Per Jasmin invece, il ricordo di quella guerra si materializza ancora oggi di fronte ai jeans indossati dal suo fratellino Irfan, che fu ucciso da un cecchino davanti a casa. “Amava il canto e aveva appena vinto un concorso musicale per bambini. Fu sepolto proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto ritirare quel premio”, spiega il racconto che accompagna quel paio di jeans, oggi esposto in una teca di vetro illuminata. Continua a leggere “A Sarajevo il museo dell’infanzia ferita dalla guerra”