La fine di Michael Bradley, scomparso improvvisamente qualche settimana fa per un attacco di cuore, è passata completamente sotto silenzio. Michael aveva 22 anni, quel tragico 30 gennaio 1972, quando fu raggiunto dai proiettili sparati ad altezza d’uomo dal primo battaglione dei paracadutisti britannici, nel corso della cosiddetta “Domenica di sangue” di Derry. Riuscì a scampare alla mattanza, ma i colpi ricevuti alle braccia e al torace l’hanno costretto a vivere il resto della sua vita da disabile. Non gli hanno però impedito di battersi, per quasi quattro decenni, affinché fosse fatta giustizia sulla strage perpetrata in nome degli interessi coloniali di Sua Maestà. Ha sempre continuato a vivere nella sua città, e raramente si perdeva una seduta dell’interminabile inchiesta Saville che dovrebbe finalmente far luce su quanto accadde qual giorno maledetto. Entro la fine dell’anno è attesa la pubblicazione del rapporto conclusivo del giudice, ma ben pochi s’illudono che venga fatta finalmente giustizia. Michael Bradley è il settimo ad andarsene, dei quattordici feriti gravemente nella “Bloody Sunday”.