di Chiara Milan e Alfredo Sasso, EastJournal
Dalla fine della guerra, la Bosnia-Erzegovina è di fatto scomparsa dai giornali, salvo ricomparire puntualmente alla scoperta di nuove fosse comuni o all’arresto di qualche criminale di guerra. Quando se ne parla, come nel caso di questo articolo del Corriere della Sera e del successivo reportage “L’ultimo massacro e il referendum [sic] da brividi”, a firma di Francesco Battistini e Antonio Ferrari, i toni usati sono cupi e opprimenti. L’attenzione si focalizza principalmente sulla guerra degli anni Novanta e sugli “odi mai spenti”. L’analisi si fonda su diversi errori, imprecisioni, stereotipi che rivelano un’incomprensione della situazione attuale nel paese. Di seguito ne facciamo una breve rassegna e alcune considerazioni.
Censimento, non referendum
Tanto per iniziare, in Bosnia-Erzegovina si è tenuto un censimento, non un referendum. C’è una bella differenza. Si omette che le domande del censimento non erano solo 3, ma circa 50. Oltre a quelle su identità nazionale, lingua e religione c’erano quesiti sulle occupazioni, sulle abitazioni e sui beni posseduti dalla popolazione, come in qualunque altro censimento del mondo. Secondo il Corriere, sarebbe stato meglio ritardare il censimento “per non far riesplodere odi mai sopiti”, e quindi resistere alle pressioni dei cosiddetti “eurocontabili” che l’avrebbero imposto nell’ottica di un comunque lontano ingresso della Bosnia nell’UE. Secondo noi, invece, il censimento è l’atto dovuto da parte di un paese che, come qualunque altro, vuole semplicemente sapere quanti sono i cittadini che vi risiedono, di cosa vivono, che cosa possiedono.
Si potevano evitare le 3 domande sensibili, ma non il censimento in sé. Perché emergeranno dati fondamentali per le politiche sociali ed economiche di un paese che vuole essere normale. E quindi, dovrebbe essere il punto di partenza per la revisione del sistema politico imposto con gli accordi di pace di Dayton, che consente all’attuale classe dirigente bosniaca di rimanere al potere e bloccare le decisioni sulle questioni più importanti utilizzando la clausola dell’interesse (etno)nazionale. Continua a leggere “Bosnia, le incredibili castronerie del Corriere della Sera”