C’è voluto oltre un secolo perché un sovrano belga rompesse finalmente il muro del silenzio e dell’ipocrisia riconoscendo gli orrori commessi in Congo dal suo predecessore Leopoldo II a partire dalla fine del XIX secolo. “Esprimo il mio più profondo rammarico per gli atti di violenza e le sofferenze inflitte al Congo belga”, ha scritto re Filippo in una lettera indirizzata al presidente della Repubblica Democratica del Congo in occasione del sessantesimo anniversario dell’indipendenza del Paese. Eppure, già nel 1899, Joseph Conrad aveva fatto pronunciare quel famoso grido di fronte alle teste impalate degli indigeni (“Che orrore! Che orrore!”) al protagonista del suo Cuore di tenebra. Per qualche misteriosa ragione re Leopoldo II del Belgio non è ancora annoverato tra i principali satrapi del XX secolo, sebbene ciò che mise in atto in Congo durante il suo regno sia stata una delle più grandi tragedie dell’epoca moderna. Poco importa che sul piano giuridico sia corretto o meno definirlo “genocidio”. Resta il fatto che a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento la popolazione congolese fu dimezzata a causa degli omicidi di massa, della fame, della malattia e del lavoro forzato. Continua a leggere “Congo belga, la grande razzia”