Avvenire, 20 novembre 2020
È il 23 novembre 1980: alle 19,34 una violenta scossa di magnitudo 6.9 della durata di circa novanta secondi colpisce le province di Avellino, Salerno e Potenza e in parte anche Napoli. In pochi istanti sono rase al suolo case, scuole, ospedali e interi paesi. Il sisma coinvolge in totale 679 comuni in tre regioni, Campania, Puglia e Basilicata, un’area di sei milioni di abitanti. “Ho visto morire il sud”, commentò Alberto Moravia. Ma a fare del terremoto dell’Irpinia l’evento più disastroso del Secondo dopoguerra è il bilancio spaventoso delle vittime: quasi tremila morti, novemila feriti, oltre trecentomila senzatetto. Continua a leggere ““La ricostruzione dell’Irpinia non fu solo sinonimo di sprechi””