Dopo oltre dieci anni di indagini la Procura della Repubblica di Roma ha concluso l’inchiesta sul cosiddetto “Piano Condor” con la richiesta di 35 rinvii a giudizio. La richiesta del rinvio a giudizio per i reati di strage, omicidio plurimo aggravato, sequestro di persona ed altro vede come imputati due boliviani, dodici cileni, sette peruviani e diciassette uruguaiani di età compresa tra i 92 e i 64 anni. A loro il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo attribuisce la responsabilità dell’eliminazione di ventitre cittadini italiani scomparsi tra il 1973 e il 1978. Il cosiddetto Plan Condor fu un accordo varato dalla C.I.A. negli anni ’70 volto ad eliminare gli oppositori ai regimi dittatoriali di sette Paesi sudamericani.
L’indagine avviata in seguito alla denuncia presentata il 9 giugno del 1999 dai famigliari di otto italiani “desaparecidos” vittime della repressione aveva coinvolto tra gli altri anche i capi del regime come i dittatori Augusto Pinochet, Jorge Videla e Eduardo Massera che sono tutti deceduti nel corso dell’inchiesta. Ora tra le persone che potrebbero finire a giudizio figure eccellenti come il generale Luis Gomez Arce, ex ministro dell’Interno della Bolivia, l’ex capo della Dina (servizi segreti del Cile) Juan Manuel Contreras, il generale Francisco Morales Belmudesh che fu per cinque anni presidente del Perù, l’ex premier peruviano Pedro Richter Prada. Mentre per l’Uruguay è stato chiesto il processo per gli ex dittatori Juan Maria Bordaberry e Gregorio Conrado Alvarez Armellino e l’ex ministro delle Relazioni estere Juan Carlos Blanco.
La chiusura dell’inchiesta risale a tre anni fa e riguardava 140 persone (tra le quali anche 59 argentini, 11 brasiliani e 6 paraguayani) ma problemi burocratici legati alla notifica e la morte di numerosi esponenti delle giunte militari hanno fatto diminuire il numero dei soggetti a rischio processo. Le indagini sono durate circa 10 anni.