La faccia feroce dell’Italia

(di Miriam Mafai)

La Camera affossa la legge contro l’omofobia. Una buona notizia per chi va a caccia di chi giudica “diverso” in un paese incattivito.

Ecco una buona notizia per coloro che, in un’Italia che si è fatta sempre più incattivita e feroce, si muovono ogni notte, come cani da caccia, alla ricerca di una vittima da insultare, picchiare, trascinare per terra, sputacchiare, calpestare. Una vittima colpevole di una sua presunta “diversità”. Una buona notizia, insomma per quanti hanno imparato e hanno in serbo gli insulti più volgari da buttare in faccia a coloro che, uomini o donne, hanno abitudini e tendenze sessuali diverse da quanti si definiscono “normali”. Questi presunti “normali” si appostano nelle strade frequentate da gay o lesbiche, li aspettano all’uscita dei locali da loro abitualmente frequentati, li inseguono, li insultano, li picchiano, abbandonandoli poi sanguinanti per terra. In questi ultimi giorni è accaduto più di una volta, in molte nostre città. È successo ancora a Roma, nella notte tra lunedì e martedì, in pieno centro, dove due presunti “diversi” sono stati lasciati a terra, sanguinanti, da un gruppo di teppisti “normali”. Ecco dunque per questi presunti “normali” una buona notizia. Alla Camera ieri è stato affossata una legge contro l’omofobia che, prima firmataria Paola Concia del Pd, inseriva tra le aggravanti dei reati, “fatti commessi per finalità inerenti all’orientamento o alla discriminazione sessuale della persona offesa”. Era una buona legge. Flavia Perina, del Pdl, me ne aveva parlato recentemente, come di una legge che avrebbe dimostrato la possibilità di operare insieme, maggioranza e opposizione, per affrontare e risolvere problemi condivisi, superando il clima di feroce contrapposizione che caratterizza ormai da tempo la nostra vita politica. Continua a leggere “La faccia feroce dell’Italia”

Se Torino imita Belfast

torinoUna notizia incredibile è comparsa ieri sulla cronaca torinese di “Repubblica”: in un quartiere di Torino è stata installata una rete metallica per separare in due il cortile comune di due palazzi, per evitare che i bambini delle famiglie popolari di inquilini si mischino con gli altri, con i proprietari degli alloggi del palazzo di fronte. Assemblee condominiali hanno votato a larga maggioranza la costruzione di un muro vero e proprio che dovrebbe essere eretto a breve. In pratica, una lotta tra ricchi e poveri, nata dopo l’assegnazione da parte del Comune di una serie di alloggi popolari che si trovano proprio di fronte a una palazzina dove i residenti sono invece proprietari degli alloggi. I giochi rumorosi dei più piccoli, un pallone finito sul balcone, un vetro rotto, infine qualche scherzo di troppo. E dai semplici rimbrotti si è passati a litigi pesanti tra i genitori dei due palazzi, a parole grosse, fino alle assemblee che hanno visto infine la grande maggioranza dei proprietari votare per la costruzione di un muro.
E pensare che proprio in questi giorni i famigerati “muri” di Belfast hanno compiuto 40 anni. Le prime barriere per dividere i quartieri cattolico-nazionalisti da quelli unionisti–protestanti erano state erette infatti nel luglio 1969 dai soldati britannici. Prima sgangherate barriere temporanee realizzate per proteggere la popolazione durante i violenti attacchi settari, poi col passare degli anni diventati i simboli di una società che continua a essere divisa. Anche più di dieci anni dopo la fine ufficiale del conflitto. Un recente sondaggio ha mostrato che la grande maggioranza della gente che vive nelle zone divise desiderano l’abbattimento dei muri, ma crede che non sia ancora giunto il momento per farlo. Le peaceline “ufficiali” che dividono Belfast e altre città dell’Irlanda sono attualmente 53: cinque a Derry, 5 a Portadown, una a Lurgan. Ben 42 sono quelle tuttora esistenti a Belfast.