Il diario di Jean Paul, un tutsi 26 anni dopo

Avvenire, 17 settembre 2020

“Iye tubatsembatsembe!, Iye tubatsembatsembe!”(“Uccidiamoli tutti!, Uccidiamoli tutti!). Dopo tanti anni quelle grida terribili risuonano ancora nella mente di Jean Paul Habimana. In quel giorno di fine aprile del 1994 la parrocchia di Shangi, nella diocesi ruandese di Cyangugu dove aveva trovato rifugio insieme alla sua famiglia e ad altre persone di etnia tutsi, furono assediate dalla milizia paramilitare hutu degli Interahamwe. Erano armati fino ai denti con fucili, granate, mazze, machete e la loro furia omicida non si fermava neanche di fronte ai luoghi sacri. All’epoca Jean Paul aveva solo dieci anni e quel giorno la sua vita cambiò per sempre. “Iniziai a correre per salvarmi ma fui travolto dalla folla in fuga e inciampai. Mi ritrovai faccia a terra, mi caddero addosso i corpi dei fuggiaschi colpiti. Rimasi immobile, sotterrato dai cadaveri per un tempo che mi parve infinito. Chi chiedeva aiuto veniva freddato all’istante”. Continua a leggere “Il diario di Jean Paul, un tutsi 26 anni dopo”