Il collettivo del Grup Yorum perde anche İbrahim Gökçek, l’uomo che suonava il basso e che, rinunciando a mangiare per 323 giorni, era riuscito a piegare il regime turco costringendolo a concedere finalmente ai suoi compagni la possibilità di tornare a suonare. Una straordinaria affermazione di libertà, per un gruppo considerato “terrorista” al pari di chiunque si opponga al delirio criminale di Erdogan. Una lotta che aveva seminato speranza, trepidazione e gioia tra migliaia di persone in Turchia e in molti altri paesi del mondo intero. Tutti avevano seguito con il cuore in gola la resistenza estrema di Helin Bölek, Mustafa Kocak e İbrahim, fino alla vittoria e alla morte
[da Comune-Info] – Non ce l’ha fatta, è poco, è troppo, ma è così. Quello che vince oggi, giovedì 7 maggio, è l’eloquenza del dolore, cioè la verità. Nelle ultime 48 convulse ore s’era aperto lo spiraglio di un altro destino. D’altro canto, Theodor Adorno lo aveva spiegato in modo crudele quanto lucido: la necessità di far sì che il dolore diventi eloquente è la condizione della verità. No, non ce l’ha fatta, İbrahim Gökçek. Non ha neanche avuto il tempo per vedere se il regime di Erdoğan concederà ai compagni del Grup Yorum di suonare davvero in luglio senza far scorrere fiumi di sangue.
Un altro tempo, però, quello sufficiente a vedere come l’immensa debolezza che ha segnato i suoi 323 giorni senza mangiare sia riuscita a piegare un potere ritenuto invincibile, quello sì, İbrahim è riuscito a strapparlo. Anche alla morte. Il tempo è tiranno, si dice non senza ragione, ma non sempre è alleato della tirannia. Anche se quel tempo, il tempo degli orologi, molto diverso da quello del nostro fare, si ostina a lasciarci credere che possiamo ancora solo limitarci a scegliere nient’altro che una delle varianti del dominio dell’accumulazione di denaro sulle persone. Il collettivo degli Yorum ha, tra gli altri, l’ormai rarissimo merito di non essersi mai rassegnato a quell’idea, la menzogna più indecente e indiscutibile del secolo scorso e di quello che già entra nel terzo decennio.
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