Una delle pagine più nere della storia d’Irlanda e della storia della Chiesa cattolica: l’abuso sessuale sistematico e ampiamente diffuso ai danni di migliaia di bambini e adolescenti di entrambi i sessi, in scuole, orfanotrofi, riformatori e altri istituti gestiti da ordini religiosi cattolici irlandesi. È scritta nel dettagliatissimo rapporto della Child Abuse Commission, la commissione governativa istituita dall’allora primo ministro irlandese Bertie Ahern che ha concluso i suoi lavori dopo nove anni di inchieste. Una macchia vergognosa, di cui finora si conosceva l’esistenza attraverso documentari televisivi, film di denuncia come il pluripremiato “Magdalene” di qualche anno fa, inchieste dei giornali e indagini preliminari. Il risultato suscita orrore: un dossier con le testimonianze di 2500 vittime di violenze, avvenute tra gli anni ’40 e gli anni ’80, negli istituti gestiti da preti e suore in Irlanda. Racconti atroci, di uomini e donne oggi adulti che ricordano di essere stati picchiati in ogni parte del corpo con le mani e con ogni tipo di oggetti, seviziati, stuprati, talvolta da più persone contemporaneamente. Uno scandalo avvenuto nel paese più cattolico d’Europa, dove la Chiesa ha per lungo tempo sovrastato con la sua influenza ogni aspetto della società civile. Le vittime erano spesso giovani “difficili”, orfani, disabili, abbandonati, che speravano di ricevere dalla Chiesa il conforto che non avevano mai conosciuto e si ritrovavano invece inghiottiti in un feroce cuore di tenebra. La pedofilia e l’abuso sessuale nei confronti dei bambini erano un fatto “endemico”, conclude il documento. La Chiesa cattolica irlandese non ha potuto far altro che ammettere le proprie colpe: il cardinale Sean Brady, si è detto “profondamente dispiaciuto”. Ma il comitato che tutela le vittime delle violenze ha chiesto l’intervento del Papa per punire i colpevoli.