Venerdì di Repubblica, 2.2.2018
“Forse mi daranno del pagliaccio, ma per quanto mi sforzi rimarrò sempre un modesto apprendista in confronto a loro”. Albert Boadella, attore, regista teatrale e drammaturgo catalano tra i più noti e controversi, ha prestato il suo volto e la sua popolarità a una sferzante satira contro i separatisti di Puigdemont, diventata virale sui social network. Durante una gremita assemblea nel centro di Barcellona, Boadella è comparso in collegamento video da Madrid per prestare giuramento come presidente “in esilio” di Tabarnia, il movimento che sbeffeggia l’indipendentismo catalano e intende dar vita a una nuova regione spagnola formata dalle sole province di Barcellona e Tarragona. In un discorso grottesco dai toni pirandelliani, ha definito il parlamento catalano “il vero teatro nazionale della regione” e ha rivolto un eloquente gesto dell’ombrello agli indipendentisti, prima di concludere gridando “Viva la Tabarnia! Ovvero, viva la Spagna!”.
Originario di Barcellona, il 74enne Boadella ha fondato e diretto per cinquant’anni la famosa compagnia teatrale Els Joglars. Ai tempi di Franco il suo spirito dissacratorio e iconoclasta gli costò anche il carcere: nel 1977 il regime lo condannò per diffamazione ma non riuscì mai a zittirlo del tutto. Anche dopo la fine della dittatura le sue opere sono state censurate più volte e la sua capacità di irridere il potere è ormai diventata leggendaria. Nella sua lunga carriera se l’è presa con la Chiesa cattolica, con molti governi centrali e ha preso di mira soprattutto lo storico presidente catalano Jordi Pujol. Finché, una decina d’anni fa, non ha deciso di lasciare Barcellona per trasferirsi a Madrid, denunciando la mancanza di libertà d’espressione in Catalogna e il boicottaggio delle sue opere da parte dai nazionalisti. Nessuno meglio di lui poteva dunque incarnare lo spirito dei “tabarnesi” – così li ha definiti anche l’Accademia reale di Spagna -, che si battono contro i separatisti catalani ricalcandone lo stile e le rivendicazioni. “Siamo multiculturali, spagnoli ed europei”, ha spiegato il loro portavoce Jaume Vives, “vogliamo diventare l’incubo dei secessionisti, poiché loro sono già un incubo per noi. Se la Catalogna non è Spagna, allora Barcellona e Tarragona non sono Catalogna”. Le elezioni del dicembre scorso hanno accentuato una frattura netta tra le aree rurali a maggioranza indipendentista e le principali città della costa, che si sono schierate in larga parte per Ciudadanos. Mentre il video di Boadella diventava virale, migliaia di persone sottoscrivevano una petizione a favore dell’indipendenza dalla Catalogna, chiedendo di restare all’interno della Spagna. Per ora è arrivata soltanto una ventata d’umorismo in un clima politico assai teso, ma i tabarnesi sembrano fare sul serio, tanto che il discorso di Boadella ha suscitato molti più applausi che risate. E la piattaforma civica “Por Tabarnia” si dice pronta a passare dalla satira virtuale alla mobilitazione nelle strade.
RM