Il reverendo Isaac: “a Gaza si decide il futuro dell’umanità”

Avvenire, 16 febbraio 2025


“Mi angoscia molto vedere che la maggior parte dei leader religiosi e degli organismi ecclesiali non riesca ancora a usare la parola genocidio per Gaza. Dopo i massacri quotidiani che Israele ha compiuto in quindici mesi di quali altre prove hanno bisogno? Se le chiese continueranno a ignorare o a minimizzare quello che sta accadendo passeranno alla storia come negazioniste del genocidio. In Cisgiordania, inoltre, è in corso una pulizia etnica che sta mettendo seriamente a rischio anche la presenza di noi cristiani”. Suonano come un monito e un grido d’allarme le parole del reverendo Munther Isaac, teologo e pastore della Chiesa evangelica luterana di Betlemme nonché preside del Betlehem Bible College, che nei prossimi giorni sarà in Italia con una delegazione di Kairos Palestina, il principale movimento nonviolento cristiano-palestinese, per una serie di incontri con le istituzioni civili e religiose.

“Vogliamo sollecitarle ad alzare la loro voce con più coraggio e convinzione – ci dice al telefono da Betlemme – perché in gioco non c’è solo il futuro del popolo palestinese ma anche le sorti del mondo in cui vogliamo vivere. Siamo disposti ad accettare il fatto che il diritto internazionale venga calpestato quotidianamente e di fatto non serva più a niente? Oggi Gaza rappresenta un banco di prova per l’umanità, la bussola morale dei nostri tempi. Invece sono state portate persino giustificazioni bibliche e teologiche al massacro di migliaia di bambini. Non possiamo accettare in alcun modo un genocidio commesso in nome della Bibbia. E ormai anche chi resta in silenzio si rende complice”.
Il reverendo Isaac attirò l’attenzione internazionale dopo aver pronunciato nella Chiesa luterana di Betlemme un potente sermone di Natale dal titolo “Cristo sotto le macerie”, in cui condannava le operazioni dell’esercito israeliano a Gaza. Da allora ha girato il mondo per chiedere un cessate il fuoco e nei mesi scorsi è stato anche a Washington per cercare di convincere i membri del Congresso e del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti a non sostenere più le azioni del governo Netanyahu. “Ma ogni sforzo si è rivelato inutile – ci confessa – e con la nuova amministrazione le cose sono destinate a peggiorare. Non credevo proprio che Trump avrebbe avuto il coraggio di parlare così apertamente, e senza peli sulla lingua, di un progetto coloniale come quello che prevede di trasformare Gaza nella riviera del Medio Oriente. Di fronte a una gravissima crisi umanitaria lui non riesce a vedere altro che un’opportunità di investimento”, ribadisce il teologo luterano che dal 17 al 23 febbraio parteciperà con la delegazione di Kairos a una serie di incontri e veglie di preghiera per la pace aperte a tutti i fedeli a Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Padova e Venezia. La delegazione è attesa anche in Vaticano a un’udienza papale. “Siamo grati a papa Francesco per aver denunciato le azioni di Israele chiedendo un’indagine sui massacri di Gaza – precisa Isaac – ma cercheremo di far presente sia a lui che a tutte le altre persone che incontreremo anche la gravità della situazione a Betlemme e in tutta la Cisgiordania, dove la confisca dei terreni e le violenze dei coloni sostenuti dal governo di Tel Aviv stanno di fatto cacciando la popolazione cristiana nativa dal luogo di nascita del cristianesimo”. Il movimento Kairos Palestina, nato nel 2010 con la sottoscrizione dell’omonimo documento da parte dei patriarchi e i capi delle chiese cristiane di Gerusalemme, si propone di portare “una parola di fede, speranza e amore dal cuore della sofferenza palestinese”.

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